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       Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"  | 
      
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 Identità di genere, ovvero 
					il diritto di essere quel che sei! 
					 di Marco Lombardi L'orientamento sessuale concerne 
					l'instaurazione di relazioni sentimentali e affettive che 
					non riguardano esclusivamente la sfera dell'omosessualità, 
					pur evidentemente essendone anche, ma non solo, una 
					derivazione. Esso concerne la libertà che ogni individuo ha, 
					in un determinato momento, di relazionarsi sentimentalmente 
					e affettivamente con una persona che suscita attrazione 
					sessuale a prescindere dal fatto che esso, o essa, abbia un 
					pene o una vagina.  L'identità di genere è invece ciò 
					che una persona sente nel suo profondo e richiama la libertà 
					che lui o lei ha di esserlo apertamente, senza doverlo 
					reprimere. Si tratta di un tema molto più vasto e tocca il 
					nocciolo del problema e cioè il poter vivere liberamente la 
					propria identità non solo nella sfera dei sentimenti, ma in 
					ogni aspetto della propria quotidianità.  Questo non significa essere omosessuali o eterosessuali, bensì coltivare la propria natura e le proprie passioni a prescindere dalle aspettative di ruolo legate al genere maschile o femminile. Si può benissimo essere un uomo 
					attratto sessualmente dalle donne, ma riconoscersi in 
					aspetti, stili di vita, attività tipicamente femminili e 
					viceversa e si deve poterlo fare serenamente alla luce del 
					sole, senza temere discriminazioni in termini di carriera 
					professionale, isolamento sociale, sberleffi e forme più o 
					meno velate di violenza.  I maschietti più vecchiotti 
					ricorderanno, nel celeberrimo multiquiz della visita di leva 
					militare, le famigerate domande "ti piaccioni i fiori" e "ti 
					piacerebbe fare il fioraio", su cui montava la leggenda, più 
					volte smentita, che una risposta positiva fosse il viatico 
					ad un prossimo esonero per manifesta omosessualità.  Ebbene, si tratta ora, finalmente, 
					di aprire in forza di legge un processo culturale che ci 
					liberi da un tale fardello di arretratezza.  Questo è l'auspicio, poter consegnare ai nostri nipoti, sperando di non essere troppo ottimisti, una società dove le barriere di ruolo non esistono più, dove poter crescere godendo a pieno della propria creatività ed emotività senza doversi nascondere dietro una maschera frutto puramente dei pregiudizi e delle mode del momento, una mascolinità o femminilità a tutti i costi, ma anche una omosessualità intesa come appartenenza di nicchia, clan, necessaria, anche se spiacevole, a riconoscersi ed essere riconosciuti in qualcosa che, ingabbiandoci, allo stesso tempo ci protegge. Ebbene, pur riconoscendo che la democrazia si fondi sul compromesso, è innegabile che cedere a questa ennesima richiesta di revisione del testo significherebbe renderlo inutile, svuotarlo della sua finalità precipua che non è quella di sanzionare, né di imporre, ma di avviare un lento e faticoso processo culturale di cui c'è davvero bisogno. 
 
 
 
 
 
							 
					 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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