Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino

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GRILLO E LA TRUPPA DEL NIET
di Maria Mantello
 
Obiettivo dichiarato fin dalla prima ora: «vogliamo il 100% del Parlamento». E in attesa che il sogno si realizzi,  Niet su tutto! A prescindere. E guai a chi sgarra, perché l’espulsione dai 5 stelle è assicurata, previa gogna mediatica.

Grillo, capo carismatico, i suoi li vuole più che obbedienti. E la strategia del Niet è pegno assoluto. Altro che autonomia di pensiero e di scelta per deputati e senatori  «senza vincolo di mandato», come prevede la Costituzione repubblicana all’art. 67. Un articolo che consente l’indipendenza da cordate e ricatti, fuori dalla rete che invischia e che ha prodotto l’incostituzionale porcellum (l’Italicum ne è l’aggiornata riproposizione) e i conseguenti Parlamenti di nominati, annessi e connessi.

Un’indecenza contro la quale Grillo non ha mancato mai di alzare la sua vibrante protesta.

Ma il registro cambia se c’è da ricordare ai suoi chi comanda. Eccolo allora intonare il mantra dei suoi vaffa contro l’art. 67 della Costituzione che servirebbe all’onorevole per fare «il c… che gli pare senza rispondere a nessuno». Soprattutto a lui, il capo, che li vuole corpo unico in unica mente grillesca.

Così, mentre la novità movimentista del rinnovamento politico è da tempo dileguata, resta ben saldo il partito- feudo di Grillo che sulla strada del credere – obbedire – combattere, (spiace dirlo) sembra proprio speculare al partito-azienda di Berlusconi.

Niet Niet Niet… sempre Niet. Un programma animato da cupio dissolvi di quel che resta dello Stato e che travolge chi osa alzare la testa, fare un’osservazione, dire qualcosa di traverso dagli ordini di scuderia del capo.

In questa accelerazione è strutturale la ricerca dell’eretico di turno su cui catalizzare la rabbia, titillata e soddisfatta dagli studiati assemblaggi parolai del Grillo sparlante che alza sempre più la posta del gioco allo sfascio… fino a rimettere in discussione finanche l’Unità d’Italia: «un’arlecchinata di popoli, di lingue, di tradizioni che non ha più alcuna ragione di stare insieme», recita il verbo-pensiero, che impudente continua: «Se ci fosse un referendum per l’annessione della Lombardia alla Svizzera, dell’autonomia della Sardegna o del congiungimento della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige alla Francia e all’Austria? Ci sarebbe un plebiscito per andarsene».

A Grillo sono state attribuite tante sindromi, dalla più simpatica in stile chihuahua a quella da  onnipotenza regressivo-narcisista che gli ha fatto pronunciare dopo lo sbarco a nuoto in Sicilia discorsi della montagna del tipo: «signori ho perso la mia identità. Non so più se sono un comico, un capopopolo o Gesù». Sublimi esercizi di identificazione messianico-narcicista. Il capo punta in alto. E la truppa parlamentare scodinzola impettita.

 

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