Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

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NAPOLEONE E L'ULTIMO ATTO DELL'INQUISIZIONE
di Carlo Anibaldi

 Talvolta l'interpretazione dell'attualità necessita di uno sguardo all'indietro. Ci accade in questi tempi ricchi di avvenimenti, a tutta prima incomprensibili ad una mente liberale, Mi riferisco all'irrigidimento della Chiesa, per la parola di Papa Ratzinger, su temi di notevole impatto sociale quali il testamento biologico e la depenalizzazione della condizione omosessuale che la Francia ha chiesto all'ONU di ratificare, solo per citare gli ultimi moniti, naturalmente 'contro'. Facciamo ora un passo indietro per cercare di capire di dove viene la 'saggezza' di un'istituzione che sembra sorda all'evoluzione della mentalità almeno quanto alle cannonate che aprono le brecce nelle loro alte muraglie.
Duecento anni fa Napoleone poté liberarsi di una sua ossessione: rendere pubblici gli archivi dell'Inquisizione. Nel 1808 ci riuscì nella Spagna appena occupata e ciò che fu reso di pubblico dominio fu di tale impatto che l'effetto sulla Chiesa fu devastante. Padre Lorente fu insignito da Napoleone di un'alta onorificenza per aver reso praticamente possibile questo atto. Goya iniziò a rappresentare gli orrori dell'Inquisizione nei suoi dipinti in quel periodo. Ma non fu per il Papa di Roma l'ultimo atto dell'Inquisizione, che infatti ebbe inizio solo 50 anni dopo, durante il pontificato di Pio IX. Nel 1858 un bambino ebreo di Bologna, tale Edgardo Mortara, fu sottratto ai genitori dai gendarmi del Santo Ufficio delle Inquisizioni per ingiunzione papale. L'accusa che rendeva indegni i genitori di allevare il figlio si basava sul fatto che una domestica cattolica e analfabeta aveva di nascosto battezzato, sette anni prima, il bambino creduto in fin di vita. lo fece con un bicchiere d'acqua e la formula che aveva sentito pronunciare ai preti: ego te battizzo, in nomine patri, ecc... Di qui inizia l'inutile odissea del padre del ragazzo, che poté riabbracciarlo solo dopo la presa di Porta Pia, nel 1870. Pio IX subì senza batter ciglio le pressioni, anche di alto rango come quella del (suo) banchiere Rothschild, ma solo le cannonate sui bastioni ebbero ragione su quel rapimento che sino alla fine dei suoi giorni il Papa ritenne la giusta azione di un padre e pastore che mette in salvo il figlio-pecorella. Giova ricordare che durante la Campagna d'Italia di Napoleone, paese dopo paese, città dopo città, gli ebrei furoni restituiti alla dignità di Cittadini, uscirono finalmente dai ghetti e poterono togliersi quel ridicolo copricapo giallo che le guardie papaline li obbligavano ad indossare. Ricordiamo anche che fu Pio IX che pensionò il boia Mastro Titta per anzianità di onorato servizio. Tutto questo accadeva in piena Rivoluzione Industriale in Europa e intanto che la Francia si avviava verso quella Belle Epoque che segnò l'apice del progresso materiale e delle idee in quel tempo che solo a Roma era fermo al medio Evo. I piemontesi nel 1870 trovarono nel Lazio tanti analfabeti totali quanti non ce n'erano in tutto il resto del nuovo Regno d'Italia. Dovettero inventare la figura del "Maestro itinerante", una specie di Non è mai troppo tardi ante litteram.
Queste sintetiche parole per fare il punto e per dare a Cesare quel che è di Cesare. A molti di noi risulta infatti ostico comprendere le parole di Ratzinger, se non alla luce di un tempo che si è fermato all'Uomo senza dignità, senza discriminazione, senza arbitrio, alle 'pecorelle' del suo gregge insomma.

(Carlo Anibaldi)

 

 



 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

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