Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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Stefano Cucchi  -  Vogliamo la verità sulla sua morte

di Luigi De Magistris

 

Le immagini di quell'esile e giovane corpo, pestato e tumefatto, sono talmente eloquenti e drammatiche che ogni commento risulta retorico.
Ma il sentimento di pietà, misto al dolore e alla rabbia che mi hanno suscitato, non posso proprio tacerlo. Lo dico da ex pm che crede non solo nella giustizia ma nel prezioso lavoro delle Forze dell'Ordine.
Eppure alcuni, fra quanti sono preposti alla sicurezza dei cittadini, sembrerebbe si siano macchiati - purtroppo non per la prima volta - della violenza e dell'abuso più intollerabile perché compiuto proprio da chi è delegato ad un compito delicato e importante: proteggere e vigilare sul rispetto della legge. Su questo, da democratici e sostenitori della giustizia, non possiamo restare in silenzio.
E la richiesta di verità che viene avanzata dalla famiglia Cucchi, perché sia chiarita la causa della morte del giovane Stefano e individuati i responsabili, deve essere anche nostra.
Si deve far luce su come sia stato possibile che un giovane consegnato alla tutela dello Stato sia potuto morire mentre era appunto in regime di detenzione, nel tempo di una settimana, senza che i suoi familiari lo abbiano potuto incontrare o parlare con gli operatori sanitari che lo hanno avuto in cura.
Si deve sapere il perché e soprattutto chi ha ridotto il suo corpo così come ci appare dalle foto pubblicate sui giornali. La morte di Stefano oggi, quella di Federico Aldovrandi ieri: la ricerca della verità è un dovere primario verso le famiglie, ma anche nei confronti del Paese.
Il carcere non può diventare una terra di nessuno dove si sospende lo Stato di diritto, perché è soprattutto in carcere che lo Stato di diritto deve essere garantito: ne va del senso democratico di una nazione. ...La procura di Roma ha aperto un'indagine, i carabinieri hanno avviato un'inchiesta amministrativa interna e il Garante dei detenuti ha presentato un esposto. L'unica cosa che ci aspettiamo è di sapere. Come sempre ci siamo aspettati di sapere cosa accadde nel 2001 a Genova nella caserma Bolzaneto e alla scuola Diaz, così come a Napoli nella caserma Raniero, convinti che lo Stato non debba avere paura di se stesso, delle forze anche deviate e insane che possono annidarsi al suo interno, come organismi interni ma parassitari che vanno non solo allontanati ma, appurate le loro responsabilità, anche perseguiti.
Perseguiti per mezzo di quella giustizia e di quella legge che hanno cercato di infangare, gettando nel dolore famiglie intere senza rispetto per la storia coraggiosa del corpo a cui appartengono.


 

             

 


 

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