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       Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"  | 
      
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 Leopolda 2016, l’arroganza e la 
							paura di perdere  
							 di Maria Mantello e Gabriella Battaglia 
 
   
							 
							 Ancora una Leopolda a Firenze. 
							Una adunata di fan di Renzi o meglio di tifosi, come 
							qualcuno più giustamente li ha definiti.  Insomma una politica da 
							spettacolo o da stadio! Dove la sollecitazione 
							emozionale, pulsionale prende il posto degli 
							argomenti nell’identificazione dei tifosi con il 
							“giocatore”. Ma il gioco diventa pericoloso, se la 
							simpatia si trasforma in antipatia.  «Stiamo diventando 
							antipatici», ha detto dal palco di questa Leopolda 
							Oscar Farinetti, l’imprenditore supersostenitore di 
							Renzi, che adesso ha una “fottuta 
							paura che vinca il no”.  Se la politica diventa come un 
							prodotto commerciale le vendite calano. È il mercato 
							bellezza!  E per questo Farinetti, se da 
							una parte cerca di spiegare che la simpatia si 
							logora un po’ con l’esercizio del potere, dall’altra 
							cerca di dare consigli al giovane premier: meno 
							primo della classe, un po’ più sincero nell’esporre 
							i problemi del paese e un po’ meno arrogante!   Segni di debolezza da 
							metabolizzare sul palcoscenico mediatico della 
							Leopolda? Renzi stesso si è definito 
							cattivo e arrogante. Perché? È un avviso ai 
							naviganti dentro e fuori il partito? È per 
							l’arrampicata da leader in Europa?  Ma il prepotente resta 
							prepotente e a lungo andare rischia di sbatterci il 
							muso.  E forse per questo il nostro 
							Presidente del Consiglio - e i suoi brillantissimi 
							fan - si preoccupano della simpatia o antipatia che 
							suscita.  Nel grande salotto della 
							Leopolda, mentre fuori si consumavano gli scontri 
							con i manifestanti anti Renzi, si cercava di 
							esorcizzare con la fisiologica dinamica 
							antipatia/simpatia, l’evidente calo di consensi. Un bel distrattore anche dai 
							contenuti della “riforma” costituzionale decantata a 
							suon di twitter spot dal “capo” partito e “capo” 
							governo.  La paura aleggiava però sulla 
							Leopolda, e non mancava chi tra il pubblico la 
							allontanava ripetendo e ripetendosi che si dovrà 
							votare sì per stoppare il M5S. Il tormentone del 
							cerchio magico renziano: lo sparacchio del “dopo 
							Renzi il diluvio”! Come se oltre il M5S non si 
							potesse configurare altro! Ancora una volta si punta il 
							dito contro un nemico da battere. Ancora una volta 
							si mette in secondo piano la “riforma” della 
							Costituzione per non parlare del suo vizio 
							strutturale: l’indebolimento delle garanzie 
							democratiche. Simpatia o antipatia. Renzi o il 
							diluvio. Renzi o M5S. Distrattori  dalla 
							questione fondamentale del referendum! perché i 
							cittadini non ci si accorgano che i “riformatori” 
							vogliono una Costituzione a uso e consumo 
							dell’esercizio del loro potere. Per questo il “capo” 
							ha voluto che si sfornasse in gran fretta, cercando 
							anche di emarginare l’opposizione interna al PD. Ma il 
							palcoscenico della Leopolda ha amplificato la 
							frattura sempre più evidente in un 
							partito diventato 
							ostaggio del “capo” partito. Uno 
							strano partito, che non ha più un’identità oltre la 
							persona di Renzi. 
							Ben lo hanno capito 
							da tempo semplici 
							militanti e finalmente ne hanno preso 
							coscienza ex dirigenti da 
							Bersani, a D’Alema... Renzi li considera già fuori, 
							perché ormai il Pd è il suo 
							partito.  
							Come finanche 
							De Mita 
							gli ha ricordato: «Hai 
							fatto un partito dove parli da solo ... 
							È un partito dove nessuno può parlare». 
							  Alla 
							Leopolda è andata in scena la stizza del “capo” 
							contro chi dissente. L’urlo da stadio “FUORI, 
							FUORI”, prontamente si è levato mentre Renzi 
							declamava contro la sua minoranza con chiaro 
							riferimento a Bersani.  Ma l’ha gridato una sola 
							persona, ha detto Maria Elena Boschi nella 
							trasmissione Otto e mezzo di La7. Una sola persona 
							su 26.000! ha insistito la ministra con impresso 
							sorriso d’ordinanza alla riconquista della simpatia  Ma ci faccia il piacere! avrebbe 
							detto Totò! Già, perché resta il mistero come 
							quell’unica persona sia riuscita a far sembrare la 
							sua voce, la voce di tante persone che gridavano 
							quell’ignobile “fuori, fuori”.  Intanto però, dopo le 
							deforme del lavoro, della scuola... crescono i 
							cittadini che cominciano ad avere ben chiaro cosa 
							significhi davvero il programma di Renzi: “Vogliamo 
							Cambiare l’Italia”.  Renzi aveva fatto credere 
							di voler rottamare le lobby di potere alla prima 
							Leopolda, ma in verità quel che gli interessava era 
							la scalata al potere. E la sua “riforma” della 
							Costituzione è lo scalpo anche per guadagnare spazi 
							alla sua scalata da leader in Europa!  Allora, stiamo attenti al 
							ritornello “Cambiare! Cambiare! Cambiare!”. Cambiare 
							e basta, poi si vedrà? Siamo tutti convinti che 
							questo sia il meglio di niente?  È ora di rialzare la 
							testa. Si rifletta bene sui cambiamenti proposti con 
							la “riforma” della Costituzione, che certo non sono 
							evidenti nel testo del quesito a cui dovremo 
							rispondere e naturalmente il Consiglio di Renzi è 
							«studiate bene il quesito». E Boschi che cosa dice? 
							«Gli italiani devono solo rispondere al quesito, che 
							è molto semplice». Già molto semplicemente 
							demagogico! Soprattutto se la signora ministro la si 
							lascia parlare con poco contraddittorio in Tv.  Il problema dello squilibrio tra 
							gli spazi dati a Boschi e a quelli del Sì sulle reti 
							generaliste addirittura aumenta, nonostante le 
							denunce anche del presidente del Comitato del No, il 
							prof. Alessandro Pace.  
							Aspettiamo tutti ancora, un dibattito Boschi - 
							Travaglio. E magari vorremmo assistere a un 
							confronto tra Maria Elena Boschi  
							 
 
 
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