Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

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Roma

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Torino

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Marino, sotto attacco perché onesto e laico

 

di Francesco Luna 

 

Perché sparano tutti contro il sindaco di Roma? Come mai da qualche mese a questa parte lo

 

sport preferito di intere bande di editorialisti e twittaroli è prendere a pallate incatenate Ignazio

 

Marino? Come mai a queste masse agitate ha fornito una sponda, assestando lui stesso fendenti

 

micidiali, persino il “misericordioso” papa Francesco? Se provi a chiedere a qualcuno dei vessatori

 

quotidiani di Marino, siano essi editorialisti o gestori di potenti siti internet, ti rispondono che la

 

colpa è del sindaco, che non sa comunicare. Il che è abbastanza prevedibile: ogni aggressore

 

giustifica le proprie azioni accusando la vittima: è lei che le botte “se le va a cercare”. Oppure

 

indicano un cassonetto pieno o un autobus in ritardo e dicono: “Vedi? Marino se ne deve andare”.

 

In realtà i motivi dell’aggressione quotidiana contro Marino sono altri. Il motivo principale,

 

quello che muove le grandi masse urlanti, è che picchiare Marino è facile. Marino è un “soft target”,

 

uno che si può massacrare tranquillamente. Marino è la cuccagna dei vigliacchi da scrivania: lo

 

possono sbertucciare sui giornali senza paura, perché nessuno telefonerà il giorno dopo per

 

minacciare il loro editore. Anzi: saranno in molti a brandire i loro editoriali come scimitarre per

 

chiedere la rimozione del sindaco. E i cittadini di Twitter, che dei giornali leggono solo i titoli, si

 

uniscono volentieri al pestaggio, così, perché lo fanno tutti.

 

Il secondo motivo per cui Marino si può picchiare è che si è fatto molti nemici. E ai vigliacchi piace

 

far parte del branco, specie se del branco fanno parte personaggi non particolarmente belli a vedersi.

 

Chi detesta Marino è per esempio l’ex sindaco Gianni Alemanno, quello che gli ha lasciato in

 

eredità una città sull’orlo del collasso, quello che rimpinzò l’Atac, l’azienda comunale dei trasporti,

 

di parenti e amici, portandola quasi alla bancarotta. Fra chi vorrebbe cacciare Marino ci sono poi i

 

Casamonica, quelli del funerale coatto che ha sputtanato la città davanti al mondo, per colpa di

 

gravi omissioni da parte delle forze dell’ordine, che sapevano e non fecero nulla. Le forze

 

dell’ordine, sia detto per inciso, fanno capo al prefetto Franco Gabrielli, è lui il responsabile del

 

disastro dei Casamonica, come ha del resto ammesso lui stesso. Ma Gabrielli non si tocca: lui i

 

protettori ce li ha.

 

A proposito di “mondo di mezzo”, Marino è certamente visto come il fumo negli occhi dai

 

mafiosi di Mafia Capitale. Da quando c’è lui, per i criminali gli affari vanno a rotoli. Non riescono

 

più a piazzare nessuno dei loro in Campidoglio, non riescono a condizionare gli appalti, hanno

 

grosse difficoltà ad entrare nelle stanze dei dirigenti comunali, come facevano un tempo, e a far

 

capire chi è che comanda. Insomma: non comandano più e quelli sono personaggi con i quali è

 

meglio non scherzare. Infatti a Marino, che aveva cominciato a fare il sindaco girando in bicicletta,

 

da molti mesi è stata assegnata dal Ministero dell’Interno una scorta.

 

Fra gli altri nemici di Marino ci sono alcune fra le famiglie più potenti di Roma, come la

 

famiglia Tredicine, quella che gestisce gli orribili camion bar che Marino ha fatto sgomberare dal

 

Colosseo e da altre fra le più belle attrazioni turistiche di Roma. Mettersi contro questi signori, fra

 

l’altro ampiamente rappresentati in Campidoglio, è un gesto di grande coraggio, che nessuno fra i

 

predecessori di Marino aveva mai compiuto, a cominciare dai due recenti sindaci più famosi e

 

acclamati: Veltroni e Rutelli. Adesso il Colosseo lo si può finalmente ammirare in tutto il suo

 

splendore, non più impallato dai camion bar. Una gioia da assaporare magari dopo una passeggiata

 

sull’ultimo tratto di via dei Fori Imperiali, restituita finalmente sempre di più al traffico pedonale

 

(altra coraggiosa iniziativa che ha mandato su tutte le furie i commercianti e i residenti, molto

 

potenti, della zona). L’elenco dei nemici di Marino potrebbe continuare a lungo:

 

Ci sono le potenti famiglie di Ostia che avevano cementificato abusivamente il lungomare e che si

 

sono trovate una mattina le ruspe mandate da Marino a restituire la spiaggia ai romani. O coloro che

 

lucravano sulla discarica di Malagrotta, un orribile monumento all’inquinamento e al degrado, che

 

Marino, dopo anni di sindaci indecisi, ha chiuso, raddoppiando allo stesso tempo la raccolta

 

differenziata. O le potenti ditte abusive che infestavano la città con enormi cartelloni pubblicitari.

 

Marino ha persino messo mano agli affitti degli alloggi comunali, rimettendo in discussione casi di

 

gente che pagava poche decine di euro al mese per appartamenti in pieno centro e mettendo in

 

vendita ben 600 appartamenti. E ha deciso di far lavorare di più i macchinisti della metro,

 

costringendoli a “strisciare” il badge a inizio e fine turno, come nei paesi civili.

 

Contro Marino c’è poi ovviamente il PD romano, infiltrato da personaggi inquietanti e contigui

 

alle opache pratiche del malaffare di Mafia Capitale e dunque sciolto da Matteo Renzi e

 

commissariato con Matteo Orfini. Con la vittoria di Marino, i potentati del PD romano si erano già

 

messi il tovagliolo ed erano pronti a sedersi a tavola. Ma il sindaco li ha sbattuti fuori, forte del

 

mandato popolare diretto. Chi sperava di fare l’assessore si è dovuto accontentare di un seggio in

 

consiglio comunale, chi sognava la poltrona di amministratore di una municipalizzata è rimasto a

 

casa. Qualcun altro, nel frattempo, è finito in galera. Tutte persone con amicizie molto in alto, tutte

 

persone che gliel’hanno giurata.

 

Fra i nemici più illustri di Marino c’è poi lui, il più potente di tutti: Matteo Renzi. Il presidente

 

del Consiglio non ama Marino, e non capiamo perché. Il sindaco di Roma è in realtà il più renziano

 

dei primi cittadini. Da quando è stato eletto ha preso le sue decisioni senza guardare in faccia

 

nessuno, ha sbaragliato i centri di potere, ha avviato politiche di lungo termine, ha preso decisioni

 

impopolari. Ha “cambiato verso” e ne sta raccogliendo i frutti, se è vero che solo la scorsa settimana

 

Fitch ha detto che finalmente, dopo tre anni, i conti di Roma stanno tornando in ordine. Ma a Renzi

 

Marino non piace, e questo facilita ovviamente il compito dei picchiatori mediatici. Se l’imperatore

 

mostra il pollice verso, i leoni (che in realtà sono conigli) possono partire all’attacco.

 

E  veniamo all’ultimo dei nemici che Marino si è fatto, che poi è il più grosso: il Vaticano. E

 

qui il piccolo sindaco di Roma si è messo contro un gigante contro il quale nessuno aveva mai osato

 

mettersi. Come mai Marino è inviso a Papa Francesco? Qui Filadelfia non c’entra nulla. Marino è

 

malvisto dalla Curia per la sua storia, passata e presente. Da politico, Marino si batté con coraggio a

 

favore del referendum sulla procreazione medicalmente assistita eterologa. Pochi se lo ricordano,

 

ma quella di Marino e altri fu una battaglia di civiltà osteggiata con forza dal Vaticano e purtroppo

 

persa per il non raggiungimento del quorum al referendum del 2005. Ma non finisce qui. Poco dopo

 

il suo insediamento,

 

Marino istituì il registro comunale per le unioni civili, accogliendo anche coppie dello stesso

 

sesso, proprio mentre si concludeva in Vaticano il sinodo sulla famiglia. Un’iniziativa simbolica,

 

che provocò anche aspri contrasti con l’attuale ministro dell’Interno, Alfano, ma che fu uno dei

 

pochissimi riconoscimenti della dignità delle coppie gay.

 

Non contento, Marino ha poi nel giugno scorso apertamente patrocinato il Gay Pride a Roma.

 

Va ricordato in proposito che, nel 2000, l’allora sindaco Rutelli patrocinò dapprima il Gay Pride,

 

ma fu costretto poco prima della giornata a ritirare il patrocinio. Marino non solo non ha ritirato il

 

patrocinio, ma si è persino messo in testa al corteo, il 13 giugno scorso. E vedere quella fascia

 

tricolore sfilare a pochi metri dal Cupolone insieme alle bandiere arcobaleno deve aver provocato

 

più di un travaso di bile nelle segrete stanze del Vaticano e più di una preoccupazione per la

 

“cattolicità” dell’imminente Giubileo.

 

Si arriva così alla trasferta di Filadelfia. I fatti sono noti: in giugno il sindaco di Filadelfia,

 

Michael Nutter, e l’arcivescovo, Charles Chaput, volano a Roma per preparare la visita del Papa di

 

settembre. Vogliono capire dagli esperti comunali come organizzarsi. Marino li riceve e Nutter lo

 

invita a Filadelfia per una serie di iniziative in concomitanza con la visita del Papa. Marino

 

annuncia la trasferta, specificando che i costi non saranno a carico dell’Amministrazione capitolina

 

e che l’invito viene dal suo collega sindaco. Pochi giorni fa, come annunciato, Marino vola prima a

 

New York, poi a Filadelfia, dove partecipa a diverse riunioni ed eventi, fra cui la messa del Papa in

 

occasione del World Meeting of Families. E  siamo al redde rationem.

 

Durante il viaggio di ritorno del Papa, a nome dei giornalisti italiani al seguito, il giornalista di

 

SkyNews24, Stefano Maria Paci, gli rivolge una domanda molto scorretta. Eccola:

 

“Ci tolga una curiosità. Il sindaco Marino, sindaco di Roma, città del Giubileo, ha dichiarato che è

 

venuto all’incontro conviviale delle famiglie, alla messa, perché è stato invitato da lei. Ci dice

 

com’è andata?”. Notate come il giornalista inserisca nella sua domanda al Papa una vera e propria

 

menzogna, quando afferma: “Il sindaco Marino ha dichiarato che è stato invitato da lei”.

 

Mai, in nessuna occasione, Marino ha detto di essere stato invitato dal Papa. Anzi: ha sempre

 

specificato che l’invito a Filadelfia gli era stato rivolto dal sindaco di quella città. E’ abbastanza

 

incredibile che giornalisti professionisti compiano una scorrettezza simile, fra l’altro rivolgendosi

 

ad una delle persone più influenti della Terra. Il Papa non può ovviamente sapere cosa abbia detto o

 

non detto Marino, ma non sembra dispiaciuto dalla domanda. Ecco cosa risponde:

 

“Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro? Ho chiesto agli organizzatori e neanche loro lo hanno

 

invitato. Chiaro? È venuto… lui si professa cattolico: è venuto spontaneamente”

 

Il colpo è micidiale e l’effetto politico che ne segue devastante. I siti internet (a parte La Stampa)

 

mettono in rete solo la risposta del Papa, non la domanda, facendo credere surrettiziamente che la

 

precisazione sia un’iniziativa di Bergoglio.

 

Il video del Pontefice in aereo col microfono che dileggia Marino, in un colpo solo, fa contenti: i

 

Casamonica, Gianni Alemanno, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, la famiglia Tredicine, la lobby dei

 

commercianti dei Fori Imperiali, il PD romano commissariato e ciò che resta di Mafia Capitale.

 

Si stappa lo champagne. Partono i tweet e partono le paginate sui siti, ma soprattutto si mettono in

 

moto le tastiere dei picchiatori. Il Papa tiene fermo Marino e loro possono pestarlo a sangue: dài ché

 

ci divertiamo. Si impaginano i pezzi dei vari Merlo, Tucci, per non parlare di Giordano e

 

Tramontano. E’ una festa: la character assassination impazza. Tutti a scrivere che il Papa smentisce

 

e sbugiarda Marino, quando è ovvio che il Papa non ha smentito nulla, perché Marino mai aveva

 

detto di aver ricevuto inviti dal Papa. La replica di Marino viene nascosta in poche righe, nessuno la

 

vede. La gogna è scattata, chi vuole può avvicinarsi a scagliare la sua pedata.

 

Pochissimi scelgono di ragionare con la propria testa.

 

Fra questi, Massimo Gramellini, sulla Stampa, e Francesco Oggiano, su Vanity Fair. Intervengono

 

per ristabilire la verità opinionisti noti come Stefano Menichini e Chiara Geloni. Ma le loro voci,

 

per quanto forti, sono surclassate dalle grida sguaiate dei pecoroni da tastiera.

 

Il colpo è assestato, oltretevere qualcuno forse sta brindando. O forse no, sta di fatto che il Papa è

 

ormai ufficialmente collocato fra quanti vogliono togliere di mezzo il sindaco di Roma.

 

Resisterà Marino, sindaco da poco più di due anni, all’attacco concentrico dei suoi tanti nemici,

 

con l’appoggio di fatto di chi a Roma regna da una ventina di secoli? Non lo so. So che questo

 

sindaco è stato eletto con il 60% dei voti dei romani, che hanno diritto di vedere rispettato il proprio

 

voto. So anche che Marino ha difetti, come tutti, ma nonostante la stampa e la tv facciano finta di

 

non vedere, sta portando avanti riforme coraggiose e provvedimenti importanti e che la città,

 

lasciata dalla destra in condizioni drammatiche, sta migliorando.

 

Marino è un argine fragile all’arroganza e alla protervia di chi, da varie angolazioni, vorrebbe

 

tornare a decidere cosa deve e non deve essere fatto a Roma, infischiandosene dei romani e di

 

quello che essi stessi hanno scelto.

 

Per questo Marino ha il dovere di resistere e andare avanti, se ce la fa. E chi se la sente ha il dovere di

difenderlo.

 

 francescoluna.com


 

 

 


 

 


 

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