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Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno" |
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MANIFESTAZIONE UNITARIA CONTRO LA
RENZIANA CATTIVA SCUOLA A ROMA IL 25 GIUGNO
h.
17.00 corte da P.zza Bocca della Verità a
P.zza Campo de’ Fiori
Il Governo presenta il
'MAXI-EMENDAMENTO', ma poi, dovendo riaprire i
termini per i sub-emendamenti - che però Renzi
non vuole far discutere, come neppure i
precedenti - calendarizza in aula per la fiducia
il 25 Giugno. Checché ne dica il Presidente, in
Commissione Istruzione non ci sarà discussione.
Sono solo altre chiacchiere come quelle del
Premier sulla ‘Conferenza’ sulla Scuola a ‘Porta
a Porta’.
Per questo motivo il mondo della Scuola scenderà di nuovo in piazza compatto, Giovedì 25, con un corteo che partirà da P.zza Bocca della Verità alle h. 17.00 per concludersi in P.zza Campo de’ Fiori, a due passi dal Senato. Presenti tutte le organizzazioni sindacali: Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda insieme con Cobas e Unicobas sfileranno a Roma nelle vie del centro. Sarà il giorno della verità: chi ha a cuore il pluralismo, l’indipendenza, la coerenza con l’assetto costituzionale della Scuola Pubblica invaderà la città testimoniando direttamente la differenza (anche numerica) fra chi s’ostina voler privatizzare sapere e formazione pubblica consegnandola alla gestione autoritaria del dirigente scolastico e chi sinora ha consentito a questo Paese di svilupparsi, di acquisire una cultura critica e partecipativa, nonché un’identità democratica.
Anche con il
‘megaemendamento’ permangono fortissime
eccezioni di costituzionalità in merito al
ddl-Scuola Renzi:
1. Restano organico
territoriale e chiamata diretta. Palese
disparità di trattamento sulla titolarità
d’istituto tra docenti e personale ata, nonché
rispetto al diritto alla permanenza sul posto di
lavoro fra docenti e resto del pubblico impiego
(violazione dell’obbligo della parità di
trattamento nei confronti degli amministrati).
Tutti hanno un posto
fisso, anche chi è impiegato su di una linea di
autobus, mentre con il ddl 2994 gli insegnanti
verrebbero inseriti in un organico cd.
‘funzionale’ senza scuola fissa, per coprire le
assenze dei colleghi
o per
piccole supplenze. Questo vulnus, a regime,
investe tutti i docenti, chi andasse in esubero,
come chi avesse necessità di trasferirsi. Sugli
indifferenziati ambiti territoriali, va
sottolineato che, come stabilisce il codice
civile: “ogni lavoratore ha diritto, superato un
periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a
permanere nel suo luogo di lavoro”. Intanto ci
finiranno i neo-assunti, con un incarico
triennale, apprendistato solo per il 'tappabuchismo'
spicciolo: costoro moriranno davvero di 'supplentite'
e saranno licenziabili in questa fase (dopo
essere stati reclutati tramite il sistema
pubblico, potrebbero quindi venire 'liquidati'
secondo la mera discrezionalità del dirigente).
La definizione dell’organico da parte un
dirigente scolastico mai formato all’uopo
(poiché dovrebbe avere competenze quantomeno
interdisciplinari certificate anche in campo
metodologico didattico e su tutte le singole
materie), dirigente che comunque non potrà mai
avere una posizione di terzietà, essendo interno
alle dinamiche di gruppo presenti nell’istituto,
è altrettanto negativa della valutazione
discrezionale dei docenti. Il tutto senza
bilanciamento alcuno dei poteri e nell’assenza
assoluta di qualsiasi criterio di riferimento.
Criteri del tutto fumosi sono anche quelli
indicati rispetto alla ‘valutazione’ dei
dirigenti stessi.
2. Intervenire per
legge, come questo ddl si propone per molti
istituti economici, normativi e di stato
giuridico, in sostanza come ente datoriale
(‘inaudita altera parte’), significa anche
violare unilateralmente, contro ogni norma del
diritto del lavoro, il contratto nazionale e
tutte le norme poste costituzionalmente a
garanzia della funzione docente in ordine alla
salvaguardia della libertà di insegnamento.
Quest’operazione è volta a spostare sul terreno
della ‘riserva di legge’ istituti di natura
tipicamente contrattuale, come l’orario di
lavoro (incrementato, ad es., con la banca delle
ore), le ferie, la retribuzione (premiale), lo
stato giuridico. Il finanziamento 'vero'
dell'operazione è poi davvero risibile, dal
momento che ne 'La Buona Scuola' si conferma
ingenuamente che lo stanziamento in valuta
'fresca', pari a 126 milioni, è di gran lunga
inferiore al valore complessivo già estorto alle
famiglie con il cd. 'contributo volontario', che
diviene così strutturale. Che dire, infine dei
proclami altisonanti? Per quella che viene
pomposamente definita 'formazione permanente'
dei docenti arrivano solo 40 milioni, pari a 52
euro pro-capite.
3. Valutazione
impropria della funzione docente da parte di chi
non ne ha le competenze: a) genitori ed alunni
nel Comitato di valutazione. Tralasciando
l’evidente conflitto d’interessi, è come se ai
medici venisse imposto di scrivere anamnesi e
terapie dietro dettatura dei pazienti. Stessa
cosa per il POF (piano dell’offerta formativa),
‘delineato’ dal dirigente ed approvato dal
Consiglio d’Istituto, con la cancellazione di
fatto dell’organo professionalmente preposto,
che è il Collegio dei Docenti. Complessivamente,
verrebbe realizzata una‘strategia’ valutativa
inaudita, a metà fra l’autoreferenzialità del
dirigente e le tentazioni in stile
‘scuola-supermarket’, assolutamente diseducativa
e destrutturante dell’autorevolezza
dell’istituzione scuola, mai invalsa all’estero
in sistema formativo alcuno.
Stefano d’Errico (Segretario
nazionale UNICOBAS)
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