Integralismo cattolico e neofascisti 
											in marcia su Roma
											
											di Maria Mantello
											
											Sono calati su Roma il giorno della 
											festa della mamma, per riportare le 
											donne al ruolo di donna fattrice, 
											facendo così di una funzione 
											fisiologica straordinaria, l’essere 
											madre, un burqa mentale di ancilla 
											Domini nell’accettazione della vita 
											“dono indisponibile di Dio”, come 
											proclama il programma di questa 
											manifestazione promossa dal 
											cattolicissimo “movimento per la 
											vita”. 
											
											L’attacco è diretto 
											all’autodeterminazione delle donne. 
											Alla legge 194/1978 che regolamenta 
											l’interruzione volontaria di 
											gravidanza. Ma non solo, perché 
											quell’indisponibilità della 
											vita-dono-divino (idea 
											rispettabilissima, se chi crede in 
											essa non pretende che sia legge di 
											Stato) è un affondo contro il 
											diritto umano ad essere padroni 
											ciascuno della propria vita. 
											
											Contro questo diritto, i pro-vita 
											hanno marciato su Roma. Per 
											riportare, come dichiarano nel 
											programma, la “società smarrita” 
											all’Ordine cattolico e invitando 
											“alla mobilitazione i cattolici e 
											gli uomini di buona volontà”.
											
											Davvero una bella compagnia di 
											uomini di buona volontà, che secondo 
											il miglior integralismo cattolico la 
											croce la vogliano gettare sugli 
											altri, invece di prenderla solo su 
											di sé (e se lo vogliono) come pur 
											insegna la dottrina a cui dicono 
											d’ispirarsi. 
											
											Scontate le sigle che si rifanno a 
											Cristo, all’Immacolata, ai Santi. 
											Interessanti (o forse interessate?) 
											quelle dei camici bianchi cattolici 
											(medici, infermieri, psicologi, 
											psichiatri), che la croce la gettano 
											sulle donne col boicottaggio della 
											194 negli ospedali pubblici. Non 
											mancano neppure i farmacisti 
											cattolici, a cui il papa 
											nell’ottobre del 2007 si era rivolto 
											direttamente perché diventassero una 
											sorta di persuasori da banco per 
											dissuadere il cliente dall’acquisto 
											degli anticoncezionali. «Il 
											farmacista – recitava l’appello di 
											Benedetto XVI – deve invitare 
											ciascuno a un sussulto di umanità 
											perché la vita umana sia difesa dal 
											concepimento alla morte naturale».
											
											
											Non ebbe gli effetti auspicati, 
											anche perché non è scontato il nesso 
											tra carrierismo farmaceutico e fede 
											cattolica, al contrario di quanto 
											purtroppo sembra accadere per i 
											medici obiettori, che per altro, 
											come ogni tanto si scopre dalla 
											cronaca nera, accade che gli aborti 
											li pratichino nelle segrete e 
											costose stanze di centri privati.
											
											
											Ma quello che conta è la buona 
											volontà nella bella compagnia 
											integralista di questa marcia su cui 
											aleggiano esaltazioni sacrificali, 
											come quella proposta 
											dall’associazione Catholic.net che 
											l’8 maggio lanciava lo spirito della 
											marcia con questo eccellente esempio 
											di coppia pro-vita: «Chiara e 
											Enrico, una coppia di sposi romani, 
											hanno testimoniato stamani a 
											Benedetto XVI cosa significa 
											appartenere alla generazione 
											Wojtyła. Sono cresciuti in 
											parrocchia e con una spiritualità 
											francescana. Hanno scelto di dare la 
											vita a due bambini nonostante le 
											analisi prenatali avessero 
											diagnosticato malattie incurabili. 
											Così hanno accolto Maria, affetta da 
											anencefalia, e l’hanno accompagnata 
											nei suoi trenta minuti di vita. Con 
											lo stesso spirito di fede hanno 
											accolto anche Davide, privo delle 
											gambe e con malformazioni viscerali, 
											standogli accanto nelle poche ore 
											della sua esistenza terrena». 
											
											Una bella compagnia della buona 
											volontà in marcia all’insegna 
											dell’obbedienza e dell’osservanza 
											nel miglior spirito tridentino. Ecco 
											allora spiccare l’adesione dei 
											Legionari di Cristo… E che importa 
											se proprio tanto buon esempio nella 
											cura della vita di giovani e 
											giovanissimi non sembrerebbero darla 
											per via di quegli abusi sessuali che 
											non paiono esaurirsi nel fondatore, 
											il fu Marcial Maciel!
											
											Una compagnia di volenterosi a cui 
											non manca l’adesione della 
											Fondazione Lepanto, che sogna il 
											ritorno alla teocratica ed ha 
											nostalgia dell’ultimo papa re Pio 
											IX. Il papa del Sillabo e delle 
											condanne a morte di chi della vita 
											aveva un’idea difforme dalla sua … e 
											per giunta – come Monti e Tognetti – 
											voleva pure Roma annessa all’Italia!
											
											
											Volenterosi tra cui inquietano le 
											sigle di Militia Christi e di Forza 
											Nuova che certo non spiccano per 
											spirito democratico. Ma forse questa 
											marcia più che di vita odora di 
											aspersorio clerico-fascista.
											
											
											
											articolo originale su MicroMega.net