. 
				
				SECOLARIZZAZIONE
				
				La Chiesa incide sempre di meno sulle scelte degli italiani
				
				
				
				Diminuiscono i matrimoni in chiesa, aumentano quelli civili, e 
				le coppie di fatto. Battesimi, prime comunioni, e cresime 
				calano. Gli anticoncezionali e le interruzioni di gravidanza non 
				sono certo più tabù. Sempre meno studenti si avvalgono dell’ora 
				di religione cattolica (IRC). Le scuole cattoliche chiudono per 
				mancanza di iscritti... 
				
				Anche il portafoglio degli italiani è sempre meno generoso: le 
				offerte e le donazioni sono in caduta libera, e pure lo scudato 
				meccanismo dell’8 ‰ regista un calo di firme pro-Chiesa. ..
				
   
				
				Di contro si rafforza la presenza ecclesiastica in tv (dai 
				elegiornali alle fiction), mentre politici compiacenti le 
				sfornano quattrini e leggi-precetto...
				
				Privilegi, immunità, ingerenze, denari, disparità giuridica... 
				Ma quale libertà religiosa! Questo il titolo del convegno che si 
				è svolto a Roma presso l’Aula Magna della facoltà valdese di Via 
				Pietro Cossa 40, il 12 dicembre, promosso da CGIL-Nuovi Diritti 
				(responsabile Gigliola Toniollo) e Fondazione Critica Liberale 
				(direttore Enzo Marzo) per presentare un’anteprima del VII 
				Rapporto sulla secolarizzazione in Italia dell’Osservatorio 
				Laico (vedi)
				
				
				
				
				Lo studio (sarà pubblicato su Critica Liberale) si serve delle 
				fonti statistiche Istat, di dati governativi (Ministero 
				dell’Istruzione e della Sanità), ed ecclesiastici (Annuario 
				statistico vaticano e Cei). Dati ufficiali, quindi, che ognuno 
				può consultare, ma che in questo Rapporto formano un quadro 
				organico che delinea un crescente, sicuro e progressivo processo 
				di secolarizzazione della società italiana. Insomma l’incidenza 
				della Chiesa cattolica sui comportamenti e le scelte degli 
				italiani è decisamente in ribasso. 
				
				Diminuiscono matrimoni concordatari, aumentano quelli civili, e 
				soprattutto le coppie di fatto. In calo battesimi, prime 
				comunioni, cresime. Gli anticoncezionali e le interruzioni di 
				gravidanza non sono certo più tabù. Sempre meno studenti si 
				avvalgono dell’ora di religione cattolica (IRC). Le scuole 
				cattoliche chiudono per mancanza di discepoli. 
				
				Anche il portafoglio degli italiani è sempre meno generoso: le 
				offerte e le donazioni sono in caduta libera, e pure lo scudato 
				meccanismo dell’8 ‰ regista un calo di firme pro-Chiesa. Per non 
				parlare della crisi di vocazioni sacerdotali, che nessun serial 
				televisivo alla “don Matteo” riesce a far crescere. 
				
				Questa situazione, allarmante per la Chiesa, la porta a cercare 
				sempre maggiori appoggi politici per riconquistare il terreno 
				perduto. Così, mentre le chiese si svuotano e la fede 
				catechistica è da tempo in default, aumentano i 
				politici-chierichetti che la incensano e la rilanciano elargendo 
				finanziamenti e sfornando (quando possibile) leggi-precetto. Un 
				fenomeno che nell’era berlusconiana, coincidente quasi con gli 
				anni del Rapporto dell’Osservatorio Laico, si è amplificato 
				oltre ogni misura assecondando il sogno papista della 
				riconquista cattolica. A partire dall’Italia, considerata 
				eccellente cosa propria. 
				
				Interessanti in questa operazione di riconquista, sono anche i 
				due dossier del Rapporto sulla quantificazione della presenza 
				del “sacro” nelle trasmissioni televisive: dai telegiornali, ai 
				dibattiti, alle dirette di riti sacri, viaggi pontifici, 
				iniziative religiose, … fino alle fiction con storie di santi e 
				prelati: Don Fumino, Don Matteo, Papa Pio XII°, Frati in 
				convento, La monaca di Monza, Don Fabrizio Canepa, Suor Therese, 
				Mons. Simon Castell, Suor Amelia e le consorelle, Don Blasco, 
				Don Silvano, Suor Clotilde, il Cardinale Rospigliosi, Frà Tuck, 
				Karol, un uomo diventato Papa, Jesus, AnnoDomini, Dio vede e 
				provvede, Il sangue e la rosa, ecc.
				
				Un mare mediatico, che irrompe nelle case degli italiani per 
				“normalizzarli” all’universalità della fede. 
				
				Insomma, se gli italiani non vanno in chiesa, la Chiesa entra in 
				casa loro dalla finestra TV. Una sorta di spirito santo via 
				etere, universale e totalizzante, dove la laicità è ridotta a 
				lumicino e anche i minimi spazi che erano dati a protestanti e 
				ebrei -le altre due religioni importanti per presenza e storia 
				in Italia- sono stati erosi fino a scomparire quasi del tutto, o 
				relegati a fasce orario impossibili.
				
				In definitiva, mentre la secolarizzazione avanza, si tende a 
				dare della cattolicità un quadretto idilliaco di unica possibile 
				normalità, che indipendentemente dal fatto di non credere o 
				credere, è spacciata quasi come appartenenza etnica che ingloba 
				all’italianità. 
				
				Un gioco pericoloso che in Italia ha portato alle famigerate 
				leggi razziali del fascismo, e che oggi, nella stessa brodaglia 
				fa crescere i veleni che armano spedizioni contro Rom e 
				stranieri… 
				
				Ma entriamo in questo Rapporto sulla secolarizzazione attraverso 
				i descrittori e i relativi indici che esso propone.
				
				Crolla la sacra famiglia - Sul totale di tutti matrimoni 
				celebrati, sono in aumento quelli con rito civile che nel 2008 
				sono arrivati al 62,8% del totale. 
				
				Ma l’elemento ancora di maggior crisi per la l’appartenenza alla 
				Chiesa cattolica è proprio la diversa concezione di famiglia, al 
				di fuori del sigillo matrimoniale. 820.000, le unioni di fatto 
				nel 2009. E se nel 1991 erano 207.000, tra il 1993-2003 se ne 
				sono registrate 556.000. Molte di queste coppie hanno figli, il 
				cui numero è in aumento costante. Tra il 1991 ed il 2009, cresce 
				oltre sedici punti percentuali, raggiungendo quota 23,7% dei 
				nati. 
				
				Tra gli italiani, nonostante la pressione clericale abbia fatto 
				fallire la legge sul riconoscimento delle coppie di fatto, si 
				conferma sempre più l’esigenza di vivere l’affettività familiare 
				e di coppia al di fuori della concezione cattolica. E non fa 
				certo più scandalo per nessuno “il convivere”, né tantomeno il 
				matrimonio civile. E nessun chierico oggi si sognerebbe di 
				imitare il vescovo di Prato Fiordelli che nel 1956 definì 
				pubblicamente “peccatori e concubini” i coniugi Bellandi per 
				aver pronunciato il loro laico Sì in Comune, chiedendo 
				addirittura che il loro matrimonio fosse ritenuto nullo. Vale 
				appena ricordare, che denunciato dagli interessati, l’alto 
				prelato fu condannato dal Magistrato anche al pagamento di una 
				multa in denaro (40.000 lire), perché, come stabilì la sentenza: 
				«le leggi della Chiesa non possono contenere norme che 
				autorizzino le autorità ecclesiastiche a ledere un bene del 
				cittadino tutelato dalle leggi dello Stato». 
				
				Diminuiscono Battesimi, prime comunioni e cresime - Sul totale 
				dei nati, nel 2009 i battezzati entro il primo anno di vita sono 
				il 70,3%. Nel 1991 erano il 90%. Più di 19 punti percentuali in 
				meno dunque. Un dato che sostanzialmente resta tale anche se 
				depurato dal numero dei bimbi di genitori non cattolici, 
				aumentati con la presenza degli immigrati negli ultimi anni. 
				
				Non va meglio per le comunioni e le cresime. Anzi. Le prime sono 
				scese dal 9,9 % del 1991 al 7,5 % del 2008 e le seconde 
				dall’11,1 % al 7,6 %. Trattandosi di riti di “confermazione”, la 
				tendenza all’emancipazione dalla chiesa curiale è evidente.
				
				Anticoncezionali crescono – Nonostante l’educazione sessuale 
				lasci moltissimo a desiderare nel nostro Paese, il catechistico 
				crescete-e-moltiplicatevi è molto in ribasso. 
				
				Mettere al mondo un figlio è una scelta seria e consapevole, e 
				l’uso degli anticoncezionali è quindi un atto di responsabilità. 
				I dati di Federfarma sulla diffusione della pillola 
				anticoncezionale segnano una indicizzazione del 16,3% nel 2009, 
				rispetto al 10,3% del 1992. Per contrastare questa tendenza la 
				Chiesa ha intensificato negli ultimi anni i propri centri di 
				difesa della vita e della famiglia, che da 487 nel 1991, sono 
				passati a 2.345 nel 2009. Ma sta andando all’assalto dei 
				consultori pubblici per addomesticarli con infornate di 
				personale a lei fedelissimo (i pro-vita). 
				
				Interruzione volontaria di gravidanza in calo; ginecologi 
				obiettori in aumento – Gli aborti volontari sono in netto calo, 
				e attualmente vi fanno ricorso soprattutto le immigrate. Se nel 
				1991, l’Istituto Superiore di Sanità registrava 157.173 
				interruzioni volontarie di gravidanza, nel 2009 ne segnala 
				118.579. 
				
				Le difficoltà di abortire in strutture sanitarie pubbliche è 
				però aumentata in molte realtà territoriali, a causa del 
				personale sanitario (medico e paramedico) che si appella 
				all’obiezione di coscienza, prevista dalla 194. In Trentino, 
				Puglia e Sardegna è praticamente impossibile. 
				
				Il ricorso all’obiezione di coscienza è elevatissimo per i 
				ginecologi, che oscillano tra un 60, 4% del 1992 e un 57, 8% del 
				2003, raggiungendo un picco del 67% nel 2000 (potenza del 
				Giubileo?) con variazioni successive altalenanti, date in 
				crescita a ridosso delle massicce campagne contro l’abrogazione 
				della legge 40, grimaldello per attaccare la 194. Se nel 2005 i 
				ginecologi obiettori sono 58.7 %, nel 2006 diventano il 69.2% , 
				con un incremento che arriva a più del 70% tra il 2007 e il 2009 
				(70.5 nel 2007, 71,5% nel 2008, 70,7% nel 2009). Quanto in 
				questa obiezione sia più dettato dall’aderenza alla fede 
				cattolica o piuttosto da ragioni di carriera andrebbe 
				approfondito.
				
				8 per mille e offerte. Il portafoglio per l’obolo di Dio piange 
				– Va ricordato che il meccanismo dell’8‰ è truffaldino. Esso 
				consente infatti alla Chiesa cattolica di fare l’asso 
				pigliatutto, nonostante solo un italiano su tre scelga di 
				destinarlo ad essa. Questo avviene grazie all’espediente voluto 
				dal governo Craxi e suggerito dal consulente Tremonti: «in caso 
				di scelte non espresse da parte dei contribuenti la destinazione 
				si stabilisce in proporzione alle scelte espresse» (L. 222, 
				1985, art.37). Un articoletto che fa incamerare alla Cei anche 
				oltre l’85% del totale. Una quota sicurissima che porta nelle 
				casse vaticane ogni anno ormai circa un miliardo di euro. 
				
				Più dello scudato 8‰, è il calo del numero e dell’entità delle 
				offerte ad evidenziare come gli italiani non siano così propensi 
				a mettere mani al portafoglio per sostenere la Chiesa. Da 
				185.000 offerte nel 1991, si è scesi a 146.000 nel 2009, con un 
				valore medio di erogazione che si aggira sui 102 euro.
				
				Ora di religione. Aumentano in No grazie - L’insegnamento della 
				religione cattolica (IRC), previsto dal nuovo Concordato 
				craxiano del 1984, dopo essersi mantenuta intorno al 93 % fino 
				al 2003, negli ultimi tre anni è diminuita, raggiungendo nel 
				2009 il 90,0%. 
				
				Il dato però è globale e quindi non emerge, ad esempio, che 
				nelle grandi città (Roma, Milano, Torino, ecc) alle superiori - 
				e in particolare nei licei - i ragazzi che si avvalgono dell’IRC 
				sono una minoranza. Molto spesso uno o due per classe. 
				
				Scuole cattoliche: molte chiudono– Nonostante le campagne a 
				favore della scuola privata (in Italia per lo più cattolica), e 
				le generose erogazioni statali per sostenerla (anche 
				contravvenendo all’art. 33 della Costituzione - prevede che i 
				privati possano istituire scuole, ma “senza oneri per lo Stato”- 
				famiglie e studenti preferiscono le scuole statali in tutti gli 
				ordini e gradi. 
				
				Il calo delle iscrizioni alla scuola cattolica è costante (anche 
				quando aumentano le altre private). Se nel 1992 gli iscritti 
				erano 9,1% del totale degli studenti, nel 2009 scendono a 7,1 %. 
				Il numero di iscritti più basso è caratteristico delle 
				superiori, a cui si rivolgono attualmente il 3% di studenti. Le 
				scuole superiori cattoliche sono passate da un totale di 304 nel 
				1991, a 146 nel 2008, e solo 89 nel 2009. 
				
				La decrescita, contrariamente a quanto si potrebbe credere, è 
				notevole nella fascia della scuola elementare, passata dal 6,5% 
				nel 1992 al 4,7% del 2008; in quella d’infanzia poi, la 
				percentuale passa dal 28,1% del 1992 al 22,7% del 2008. Sembra 
				essere ormai lontana l’epoca della scuola materna ed elementare 
				cattolica che faceva man bassa di alunni a causa della mancanza 
				del tempo pieno nelle scuole pubbliche. Un tempo pieno che si 
				sta cercando di tagliare. E non è l’unico taglio da 
				favoreggiamento del trio Berlusconi-Tremonti-Gelmini… con 
				appendice di calunnie sugli insegnanti fannulloni di Brunetta.
				
				Enti di assistenza cattolici crescono, ma non per gli anziani– 
				Perso terreno sulla scuola, ma anche nella gestione diretta 
				degli ospedali, la Chiesa ha riconvertito queste strutture in 
				centri di assistenza sociale: passati da 4.805 nel 1991, a 6.777 
				nel 2009. In prevalenza si tratta di strutture in difesa della 
				vita e della famiglia (da 487 a 2.346), consultori (da 487 a 
				549), ma anche di nidi d’infanzia (da 130 a 485). 
				
				Le case di cura per anziani, invalidi e cronici sono invece in 
				flessione (1.731 nel 1991; 1.645 nel 2009). 
				
				Le vocazioni non arrivano… E molte si perdono - Se nel 1991 i 
				sacerdoti erano 57.274, nel 2009 sono 48.333. Un calo questo, 
				che non è compensato dalle nuove ordinazioni (405 nel 2009). In 
				relazione al rapporto popolazione – abitanti, se nel 1991, ogni 
				diecimila abitanti c’erano 10,09 sacerdoti, nel 2009 diventano 
				8,03. Inoltre, circa 40 preti ogni anno lasciano l’abito. Gli 
				ordini monastici poi si sono dimezzati: da 4.947 a 2.988 quelli 
				maschili; da 125.887 a 93.391 quelli femminili. 
				
				Un aumento si registra invece tra diaconi (non soggetti a voto 
				di castità) che se nel 1991 erano 1.146, nel 2009 hanno 
				raggiunto quota 3.799. Aumentato notevolmente il numero di 
				catechisti, che se nel 1996 (primo dato annuale disponibile) 
				erano 75.648, sono diventati 235.306 nel 2009. Per la crescita 
				esponenziale di questo ultimo mestiere, aperto anche alle donne, 
				sarebbe da approfondire quanto pesi la vocazione o piuttosto la 
				crisi occupazionale.
				
				Maria Mantello 
				
				
				
				da MicroMega. net (vedi)