Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino

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Al Valle occupato va in scena l’Italia migliore del lavoro e della funzione pubblica della cultura…



Uno dei più insigni luoghi della cultura romana e nazionale, un gioiello all’italiènne dove hanno avuto il loro battesimo assoluto Il Barbiere di Siviglia e i Sei personaggi in cerca d’autore, uno spazio pubblico nel cuore di Roma, palestra di sperimentazioni drammaturgiche contemporanee e di ricerche formali come quelle dei Raffaello Sanzio rischia, assieme ad un vuoto di identità artistica e direttiva già in atto, la chiusura o, peggio, la trasformazione in un bistrot. Dove si alimentavano spiriti e menti, si vorrebbero riempire le panze e le saccocce dei soliti noti.

Ma questa volta il popolo sovrano ha detto no. Martedì mattina 14 giugno, un gruppo di circa settanta lavoratori e lavoratrici dello Spettacolo ha occupato il Teatro Valle richiedendo trasparenza nelle nomine direttive dello storico teatro, partecipazione diretta nella direzione dello stesso da parte di persone preposte per requisiti pertinenti e meritocraticamente conseguiti e un totale rifiuto a qualsiasi ipotesi di privatizzazione.

 


Dopo poche ore, alla conferenza stampa erano presenti già circa ottocento persone: dopo tre giorni e tre notti di occupazione pacifica ma fermissima, in teatro sono passate per partecipare alle assemblee o per assistere agli spettacoli circa 3.000.000 persone. E, sull’onda dell’entusiasmante risveglio di coscienza del paese delle settimane scorse, la fiumana di questa ipotesi di rivoluzione culturale non accenna a cessare.

In un clima per nulla lamentoso ma, al contrario, criticamente e auto criticamente vivacissimo, gli artisti e i lavoratori dello spettacolo hanno aperto un confronto per la prima volta veramente serio al fine di trovare un’identità di categoria smarrita in questi ultimi vent’anni di tali abomini compiuti sul patrimonio e sulla funzione culturale del paese da aver destabilizzato anche gli stessi diretti interessati, disorientati su cosa dovesse essere la funzione dell’artista in un paese che non la riconosce più.

Quello che si respira in platea, sul palcoscenico, nei palchi e nel foyer di quel teatro è poco descrivibile: generazioni di artisti e di maestranze del teatro e del cinema, con una fortissima predominanza della fascia tra i venti e i quarant’anni, ma anche cittadini, gente che riconosce come valore fondamentale nell’identità di una società andare a teatro e al cinema, leggere un libro e vedere una mostra, arrivano con spontaneo rispetto in quel luogo più che mai oggi circondato da una sacralità a dare il loro contributo di una firma, di un applauso, della loro attenzione e del loro tempo, spesso delle loro idee o delle loro storie di saccheggiati e umiliati dai sistemi forti che vedono nella cultura non solo una dimensione inutile e parassitaria ma ne temono la straordinaria forza rigeneratrice del senso critico e della coscienza individuale e collettiva.

E accalcato nei palchi il pubblico, pervaso da un brivido da carboneria, riscopre l’importanza di esserci, di manifestare, di sentirsi compatto non solo nell’indignazione ormai arrivata ad essere percepita fisicamente ma nella volontà propositiva che fa dire “no” alle melliflue e immediate risposte della classe dirigente che finge di non capire neppure che cosa si stia chiedendo asserendo che il Valle entrerà attraverso un regolare bando nel circuito dei Teatri di Roma.

Ma a noi non va bene, sia perché di regolare non vediamo più niente da almeno vent’anni, sia perché il Valle vuole avere un’identità pubblica e autonoma. Intanto le giornate si susseguono tra pomeriggi investiti in assemblee costruttive redatte a fine giornata da Atti che sintetizzano le linee portanti degli interventi e notti di kermesse teatrali dove con fluidità e senza retorica si susseguono nomi noti e non, tanto che non si sa come dar voce a tutti. Qui le gerarchie di celebrità non contano, ma il “peso” di Andrea Camilleri che ipotizza dal Valle una possibile “rivoluzione culturale” non può non essere notato come la magia creata da Franca Valeri che ha commosso un teatro gremito all’inverosimile esortando il popolo della cultura e delle arti a “resistere fino all’obbiettivo e oltre”. Ora si auspica che anche altri teatri vengano occupati (perché non La Pergola di Firenze o il Duse di Bologna, altre gemme preziosissime a rischio chiusura), ma anche qualsiasi cinema, biblioteca o addirittura Cinecittà: luoghi pronti per essere trasformati in booling, spa, sale giochi o centri di sfiancamento gastronomico per pance ingorde, in modo da riciclare per bene quello che si deve e lobotomizzare definitivamente il popolo dei replicanti. Ma hanno fatto i conti senza l’oste: la cultura che non si mangia è affamata come non mai.




Marco Filiberti





 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

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