Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

 

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale e Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web :

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

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Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino

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Lettera d'amore alla mia scuola*


NON VESTIVAMO ALLA MARINARA

di

Erano gli anni cinquanta, sui muri dei magazzini di periferia dove andavamo a giocare c’erano grandi scritte, mezze cancellate, nere su fondo bianco che non capivamo, in particolare una che ammoniva: “La stasi debilita, l’azione rinfranca”, figuriamoci, non stavamo mai fermi un momento! E quell’altra: “Vincere e Vinceremo”, tutte sempre firmate con una M corsivo maiuscolo. Eravamo figli di ferrovieri, piccoli commercianti, impiegati e operai, tanti operai e decisamente non vestivamo alla marinara. Molti di noi avevano indosso pantaloncini e magliette dei fratelli maggiori e poi ogni venerdì veniva il mercato americano e la mamma ci comperava strane camicie con i bottoncini sul colletto, sempre troppo grandi, buone anche per gli anni a venire.
Il Caffè sotto casa aveva una saletta al piano superiore con un grande televisore e ogni sabato sera eravamo tutti lì a vedere il Musichiere, ma avremmo visto qualsiasi cosa, purché fosse venuta da quella scatola magica. La domenica mattina era sempre un po’ speciale: c’erano le attività parrocchiali, che per noi bambini avevano il significato di rendere ufficiale la nostra attitudine a giocare, sudare e sporcarci. E poi il passaggio con papà alla pasticceria per i bignè, talvolta rovinato da una precedente fermata dal barbiere, che ci faceva sfumature incredibilmente alte, così duravano di più.
Gli anni della scuola non erano facili per noi: grembiulini neri, inverni lunghi, macchie d’inchiostro sulle dita, tanti compiti a casa e tante lacrime. Per i nostri genitori la scuola era la sola possibilità di offrirci un futuro migliore del loro presente, e allora niente sconti, serietà e senso del dovere erano le parole d’ordine, insomma una specie di “missione di famiglia” e allora per essere asini ci voleva davvero un fegato grosso così. Infatti a quei tempi gli asinelli si potevano contare sulla punta delle dita di una mano.
Forse non eravamo proprio felici, ma nessuno ci aveva mai detto che la felicità era cosa di questo mondo, del nostro mondo e dunque come si fa ad essere davvero infelici se non conosci la felicità?
Altri erano i percorsi e gli scopi, non certo perseguire la felicità, e allora le parole per dire della nostra vita erano poche, semplice e chiare e per lo più orientate al senso del dovere, del sacrificio e della moderazione. Tutte cose difficili da far proprie per dei ragazzi, ma la parola trasgressione non era stata ancora inventata, ci sarebbero voluti una decina d’anni ancora.
La nostra generazione ha genitori che hanno visto con i propri occhi la dittatura, la fame, la guerra, la distruzione, la morte e dare a noi anche molto meno della felicità era già tantissimo, un vero traguardo.
Ma da soli non ce l'avrebbero fatta...la scuola ci ha aiutato, chi altri avrebbe potuto? Sono molto grato alla mia scuola e ai miei insegnanti, a loro devo moltissimo, forse tutto.

 *per la campagna del quotidiano L'Unità "Scrivi una lettera d'amore alla tua scuola"  unisciti@unita.it


 

Direttore Responsabile: Maria Mantello 

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