I LAVORATORI NON SONO
SERVI DELLA GLEBA
Pomigliano
rappresenta una partita di più
vasto significato in cui si
giocano due modelli
socio-economici inconciliabili:
quello del lavoratore e quello
del nuovo schiavo. Si comprende
allora la virulenza della
concertazione e del conflitto
sorti intorno allo stabilimento
campano, non solo fabbrica di
occupazione ma anche di legalità
in una terra nella quale il
lavoro è un presidio di
contrasto alla montante camorra,
che tutto cerca di infiltrare e
di gestire adesso che ha assunto
la fisionomia del business e si
è accomodata nei Cda. 700
milioni investiti per garantire
lo stabilimento in cambio della
deroga al Contratto nazionale di
lavoro e alla Costituzione, che
la Fiom non si piega ad
accettare, evidenziandone anche
i profili di inefficacia e di
non validità proprio perché in
contrasto con la Carta e con le
norme del contratto nazionale.
Disponibili ad accettare
l’intensificarsi dei ritmi
produttivi (18 turni con 40 ore
di straordinario comandato,
flessibilità necessaria,
riduzione della pausa), i
lavoratori e la Fiom non possono
però piegarsi alla sospensione
dei diritti costituzionali e al
rispetto dei contratti in
essere. La Fiat infatti si
impegna ad investire a
Pomigliano, soltanto se viene
riconosciuta la possibilità di
licenziare quei lavoratori in
sciopero che in qualsiasi modo
mettano in discussione l’
accordo.
Luigi de Magistris
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