Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

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RU 486: Finalmente l’aborto farmaceutico potrà risparmiare alle donne almeno il trauma dell’intervento chirurgico

 

In Italia le donne potranno abortire senza il trauma dell’intervento chirurgico, grazie alla RU 486, finalmente autorizzata il 30 luglio dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Il Cda dell’AIFA, con un solo voto contrario, ha infatti dato l’OK.

A favore il presidente, Sergio Pecorelli, e i consiglieri Giovanni Bissoni, Claudio De Vincenti e Gloria Saccani Jotti.

Pollice verso: Romano Colozzi, assessore alle Risorse e Finanze della Regione Lombardia.

 

La RU 486 ampiamente testata nel resto del mondo da più di venti anni, è usata in tutta sicurezza da milioni di donne in Spagna, Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Austria, Danimarca, Grecia, Finlandia, Germania, Svezia, Stati Uniti, Cina, Tunisia….

Preti ed organizzazioni antiabortiiste hanno però reso sempre la vita assai difficile alla “pillola abortiva”, come del resto a qualsiasi forma di interruzione volontaria della gravidanza;  nonché all’uso degli stessi anticoncezionali.

E’ accaduto anche che i responsabili delle industrie farmaceutiche produttrici della RU 486 siano stati minacciati di morte. In Francia, in fase di ricerca, dovette intervenire il Ministro della Sanità, Claude Evin, ad ordinare di non interromperne la produzione cedendo ai ricatti e alle intimidazioni degli integralisti cattolici. Nella patria della Grande Rivoluzione, la RU 486 è ormai in uso dal 1988. E il suo pioniere, l’endocrinologo Ernilie-Etienne Baulieu, che oggi ha 82 anni ed è ancora in piena attività all’Istituto nazionale per la ricerca di Parigi, assicura che il farmaco è assolutamente sicuro ed efficace.

Il Italia, un barlume di speranza per il suo impiego cominciò ad esserci nel 1990, quando Elena Marinucci, allora sottosegretario alla Sanità, invitò la società farmaceutica responsabile a presentare formale richiesta per autorizzarne l’uso nel nostro Paese. Non se ne fece nulla: l’azienda ebbe addirittura paura di sfidare il Vaticano “in casa sua”.

A 15 anni da allora, dopo mille cavilli burocratici, arrivarono le autorizzazioni ad usarle in via sperimentale la RU 486  all’ospedale s. Anna di Torino. Fecero seguito altri anatemi. E l’ossequio statale al Vaticano arrivò puntuale con Francesco Storace, allora Ministro della Sanità, che sguinzagliò squadre di ispettori per controllare che tutto fosse in regola.

Adesso che finalmente l’aborto farmaceutico sarà possibile anche da noi, il Vaticano ricorda che chi lo pratica e chi vi si sottopone è scomunicato automaticamente. E monsignor Sgreccia, presidente dell’Accademia pontificia per la vita, ha sollecitato il Governo itliano ad intervenire contro quello che definisce “delitto-peccato in senso morale e giuridico”.

Allora, viste le preoccupazioni governative (ma non solo) di non offendere la chiesa curiale,  quanti argini ci sono ancora che l’Italia non sia dominata da una sharia cattolica?

 

 

 

Direttore Responsabile: Maria Mantello Webmaster: Carlo Anibaldi 

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