In questi giorni la magistratura della Calabria è sotto attacco. A Reggio Calabria si è scoperto che la ‘ndrangheta stava preparando un attentato ai danni dei giudici della DDA a seguito delle operazioni, particolarmente significative, condotte negli ultimi mesi in quel territorio.
						A Catanzaro, su iniziativa del Ministro della Giustizia 
						Mastella, il PM De Magistris, titolare di alcune 
						delicatissimi inchieste sull'intreccio affari-politica, 
						è stato proposto per un trasferimento d'ufficio. Di 
						fonte ad episodi di questo genere l'opinione pubblica è 
						al tempo stesso sconcertata e furente.
						In una regione come la Calabria in cui la criminalità 
						organizzata è tra le più potenti, ricche e diffuse del 
						Paese; in cui gran parte degli ingenti fondi messi a 
						disposizione dall'Europa è stata dilapidata da una 
						voracissima schiera di "prenditori", con la complicità 
						di gran parte del sistema politico nazionale e 
						regionale; in cui si è commesso il più grave omicidio 
						politico-mafioso degli ultimi anni, quello dell'On. 
						Fortugno; in cui parte significativa del Consiglio 
						Regionale (ben 22 consiglieri secondo le dichiarazioni 
						rese in Commissione Antimafia dal Procuratore Grasso) 
						risulta indagata per reati diversi, ed alcuni 
						addirittura per associazione mafiosa; in cui nel corso 
						degli anni si è semmai lamentata (anche per le carenze 
						di organici e mezzi) un'insufficiente azione di 
						contrasto da parte della magistratura, non era questo 
						l'intervento del Governo che ci si attendeva.
						Intendiamoci, l'osservanza della legge e delle sue 
						disposizioni non ammette eccezioni, neppure in favore di 
						magistrati. Ma l'allontanamento forzato di De Magistris, 
						oggi, suonerebbe, nei fatti, come la fine delle 
						inchieste di cui è titolare e per le quali ci si 
						attende, da parte di tutta l'opinione pubblica, semmai 
						rapidamente chiarezza.
						Come non vedere che i modi e i tempi con cui è 
						intervenuto il Ministro su questa vicenda può rischiare 
						di apparire come il tentativo della politica di bloccare 
						le inchieste, ledere l'autonomia della magistratura 
						dando così un segnale opposto rispetto alle necessità ed 
						urgenze del momento.
						La sconfitta dell'antipolitica passa innanzitutto da una 
						rinnovata capacità della politica e dei suoi esponenti 
						di esprimere autorevolezza, lungimiranza, disinteresse 
						personale evitando, ed anzi contrastando, tutti quei 
						comportamenti che hanno consolidato tra i cittadini 
						l'idea dell'esistenza della "casta". Non è 
						rinchiudendosi a riccio, asserragliandosi nel fortino 
						che si evita il qualunquismo e la possibile deriva 
						negativa che esso comporta.
						Né si può pensare che ai magistrati e alle forze di 
						polizia si possa chiedere di essere inflessibili e 
						determinati quando si tratta di contrastare le mafie, 
						anche a rischio della propria incolumità, ed invece 
						intimidirli quando indagano sulla politica e i suoi 
						intrecci con il malaffare o addirittura con la 
						criminalità organizzata.
						Ecco perché in tanti, in queste ore, hanno sentito il 
						bisogno di manifestare la loro preoccupazione e la loro 
						protesta: la raccolta di firme in tanti centri grandi e 
						piccoli della reg Ecco perché in tanti, in queste ore, 
						hanno sentito il bisogno di manifestare la loro 
						preoccupazione e la loro protesta: la raccolta di firme 
						in tanti centri grandi e piccoli della regione, ma anche 
						fax, e-mail, sms hanno dato voce a questo malessere.
						Per chiedere alla giustizia di fare presto e bene: 
						nell'interesse dei cittadini ed anche di tutte le 
						persone coinvolte nelle indagini che dovessero risultare 
						innocenti.
						Per chiedere alla politica di non commettere gli errori 
						già commessi nel passato, evitando atteggiamenti 
						arroganti e lesivi dell'autonomia della magistratura e 
						comportamenti che tante volte sono stati criticati in 
						Berlusconi e in tanti esponenti del centrodestra.
						Sinistra Democratica ha sentito il dovere e la 
						responsabilità politica di raccogliere, fin da subito, 
						questa protesta e questa preoccupazione. Per questo 
						abbiamo contribuito a raccogliere le firme nei tanti 
						banchetti allestiti in Calabria e, insieme al collega 
						Villone, presentato una interrogazione urgente al 
						Ministro perché chiarisca la situazione in Parlamento.
Consapevoli della gravità della situazione e del carattere emblematico che la Calabria ha assunto da tempo su questi temi Sinistra Democratica ha convocato, per il prossimo 29 settembre a Cosenza, una grande iniziativa nazionale del movimento proprio sui temi della legalità, della trasparenza, della buona politica come fattori preliminari e costitutivi di ogni seria proposta di governo e di cambiamento del Mezzogiorno, e quindi dell'Italia intera.









