Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE DEL LIBERO PENSIERO "GIORDANO BRUNO" 

Fondata nel 1906

Aderente all' Union Mondiale des Libres Penseurs - International Humanist and Ethical Union

Presidenza nazionale:

prof.ssa Maria Mantello,


Roma

telefax: 067001785,


e.mail

Presidenza sezione di Roma - Coordinamento Web

prof. Maria Mantello


Roma


e.mail

Presidenza Onoraria e Sezione di Torino:

avv. Bruno Segre


Torino


e.mail , e.mail2

 

SANTA o STREGA: QUANDO I PREGIUDIZI RITORNANO…

E’ questo il titolo dell’incontro promosso dalla sezione romana dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, che con grande partecipazione di pubblico -tra cui molti giovani-, si è svolto il 17 marzo 2008 dalle ore 18.00 alle 20.00 presso la sala della Libreria Rinascita di Via delle Botteghe Oscure. Relatrici la prof. Maria Mantello, autrice del libro Sessuofobia chiesa cattolica caccia alle streghe, il modello per il controllo e la repressione della donna (Generoso Procaccini editore) e la penalista Elena Coccia, pluridecennale avvocato “di frontiera”, impegnata nella tutela dei diritti umani…, e fattiva promotrice di una legislazione dalla parte delle donne. Moderatrice la prof. Maria Barbalato.

Maria Mantello ha affrontato la tematica dal punto di vista storico-antropologico, ripercorrendo in una essenziale analisi della mitologia cristiano-cattolica le dinamiche misogine e sessuofobiche che stanno alla base del dualismo tra Eva “tentatrice-peccatrice-strega” e Maria “santa-vergine-madre”. Stereotipi, che percorrono tutta la storia della Chiesa fino all’attuale catechismo e alle encicliche più recenti. E che nei secoli passati hanno innescato e giustificato la caccia alle streghe. “Chi dice donna dice danno”. Questo adagio coniato da s.Girolamo (il padre della Chiesa eviratosi per non cadere in tentazione), non solo non è stato mai dismesso, ma sembra riaffiorare dietro l’inquietante attacco che ai nostri giorni si sta portando contro l’autodeterminazione delle donne. In Italia, ogni due giorni una donna muore ad opera di un compagno, marito, fidanzato tra le pareti domestiche. E contemporaneamente c’è chi opera a livello pubblico per riportare le donne alla condizione di “angelo del focolare” di “donna fattrice”. Le violenze e la rimessa in discussione delle tutele giuridiche conquistate faticosamente non sono allora disgiunte. Evidentemente sta riemergendo tutto un magma di frustrazione maschile (almeno di certi maschi) che evidenzia quanto l’emancipazione delle donne sia stata mal digerita o addirittura mai accettata. C’è una nostalgia pericolosissima di potere reazionario, che in alleanza con le forze clericali, sta giocando la sua partita chiave proprio sul corpo delle donne.

Elena Coccia ha affrontato la tematica sul piano giuridico. Il suo è stato il linguaggio dei dati. Delitto d’onore: in Italia abrogato nel 1981. Impunità della violenza sessuale tra le mura domestiche, che in molti distretti degli Stati Uniti d’America non è considerato ancora reato. E che in civilissimi Stati Europei è perseguibile solo di recente: in Francia dal 1980, in Olanda dal 1991, in Gran Bratagna dal 1994, in Germania dal 1997. In Italia, la legge che considera la violenza sessuale un delitto contro la persona è del 1996. Prima tali abusi erano reati contro la pubblica morale. Come a dire che il corpo della donna, per le sue parti più intime, fosse territorio della collettività. E la violenza sessuale, quindi, un problema di ordine pubblico. Ma guardando al resto del mondo i dati sono ancora più drammatici. Dalle menomazioni ai genitali femminili, alla imposizione del velo, agli stupri etnici e di guerra, alla tratta delle schiave-prostitute (troppo spesso bambine)… A legittimazione di tutto, c’è sempre la concezione patriarcale della donne proprietà di un maschio, che impone e tiranneggia col coinvolgimento del clan familiare. Colla complicità magari delle altre donne del clan. Un burqa intollerabile, che impone di uscire dal silenzio, spezzando la catena di omertà contro quello che, con un neologismo, viene definito femminicidio. Ma che in Italia impone di denunciare senza tentennamenti quanti vorrebbero far passare la donna che ricorre alla interruzione volontaria di gravidanza ad una mangia-bambini.

Sono seguite le domande e gli interventi. Un dibattito interessante, a tratti anche animato, ha coinvolto i presenti. Nessuno sconto alle nostalgie di “eterno femminino”, perché il grado di civiltà si misura dall’estensione e reciprocità delle libertà. Indipendentemente dall’appartenenza di genere.

Direttore Responsabile: Maria Mantello Webmaster: Carlo Anibaldi 

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