Il laicismo è sempre più diffuso - IN CALO LE
CREDENZE RELIGIOSE
Editoriale 12/2006
“Si può essere brave persone senza essere religiosi”. Questa è
un’opinione assai diffusa. Un numero sempre maggiore di persone oneste e
responsabili non si interessano più di religione. Ad esempio, la maggioranza
degli abitanti dell’Europa occidentale afferma di credere nella divinità ma
soltanto pochi praticano una fede. Persino nell’America Latina la
percentuale dei cattolici che frequentano le chiese oscilla tra il 15 e il
20 per cento.
In Italia nel 2005 la percentuale degli studenti che non hanno seguito l’ora
di religione è passata dall’11,7% al 37,6%. Tale statistica dipende non
dalla presenza in classe dei ragazzi appartenenti ad altre religioni, ma da
una scelta delle famiglie.
Parimenti aumenta il numero di bambini non fatti battezzare dai genitori che
si giustificano dicendo che “così decideranno loro da grandi”. E quando sono
adulti non corrono certamente in chiesa. Infatti la frequenza alla Messa
domenicale è diminuita nel nostro Paese dal 70% del 1950 al 27% di oggi. Non
mancano coloro che, adulti, chiedono alla parrocchia di essere sbattezzati,
né le famiglie ebraiche che non praticano più il rito barbaro della
circoncisione ai neonati. Aumentano i matrimoni celebrati con rito civile,
anziché in chiesa, in moschea, in sinagoga.
Anche la cosiddetta “cultura religiosa” è in ribasso. Le trasmissioni su
quiz della RAI-TV palesano un diffuso analfabetismo in materia di Bibbia e
Vangeli, anche su domande facilissime. Evidentemente la presenza della S.
Sede in Italia e la pretesa che il popolo italiano sia in maggioranza
cristiano non evitano tale ignoranza, provocata piuttosto dall’evoluzione
dei costumi e dalla diffusione del laicismo.
Dopo il successo del libro “Il Codice Da Vinci” (40 milioni di copie
vendute e produzione d’un film di successo) la rivista americana “HARPER’S
MAGAZINE” ha pubblicato un’inchiesta sull’ignoranza religiosa negli
U.S.A. I risultati sono eloquenti: pochi americani sanno “sia pure
a fatica, nominare un solo evangelista” e “solo il 40% riesce a
citare almeno quattro dei Dieci Comandamenti”. Dunque il rimanente 60%
ne conosce ancora meno.
La gente, un tempo, andava nei luoghi di culto per ottenere il favore di Dio
grazie a riti officiati da un sacerdote o consigli impartiti da un
predicatore. Taluni apprezzavano l’aura di mistero, la tradizione, la musica
sacra. Altri temevano la dannazione dell’Inferno o speravano nella
resurrezione del corpo. Ma da quando si è affermata la teoria
dell’evoluzione (invano contrastata dal mito del creazionismo) e si sono
sviluppati i progressi della scienza e della tecnica (medicina, trasporti,
comunicazioni, ecc) la gente si rende conto che la vita, iniziata in modo
casuale senza l’intervento di alcun Dio, può procedere senza i
condizionamenti della fede religiosa. Questa non riesce a fornire prove
convincenti che Dio è la fonte della vita ed è buono ed onnipotente (tesi
inconciliabile con il genocidio di Auschwitz).
Sociologi e psicologi sembra che diano consigli migliori di quelli forniti
dai sacerdoti, legati ad assurdi divieti (proibire l’uso del preservativo
nonostante il rischio dell’AIDS, rifiutare ogni contraccettivo così da
favorire l’esplosione demografica, combattere l’interruzione volontaria
della gravidanza, opporsi alle coppie di fatto, ossia ai PACS).
Sebbene le religioni si sforzino di aggiornarsi, abolendo i dogmi più
antistorici, la gente si rende ormai conto che la pratica religiosa è
qualcosa di superfluo anche se può dare conforto e illusorie speranze.
Infine molti si sono convinti che il potere religioso si ingerisce
illecitamente negli affari dello Stato, mirando ad imporre la propria
morale, ottenere privilegi e ricavare denaro non più dalle “indulgenze” dei
secoli passati, ma dai Concordati e dai contributi dell’8 per mille
dell’IRPEF.
Taluni si allontanano dalle Chiese perché esse non hanno saputo impedire le
guerre oppure per i cattivi esempi dati dai sacerdoti (pedofilia,
circonvenzione d’incapaci, ecc.).
In definitiva, la libertà guadagna spazio sulla propaganda religiosa. In
Germania, sempre più priva di fedeli, si vendono gli immobili da secoli
destinati al culto. In Francia, Inghilterra, Italia, Spagna si eliminano le
feste natalizie, i cori, il presepio e altri simboli, con la giustificazione
di non urtare la sensibilità dei musulmani e di non sottrarre tempo alle
lezioni scolastiche.
Il laicismo è il necessario requisito per la libertà e l’uguaglianza, mentre
i fondamentalisti religiosi edificano frontiere tra i cittadini di una
società multiculturale. Occorre impegnarsi a bandire i simboli di tutte le
religioni da scuole, ospedali, uffici pubblici, per liberarci dalle catene
spirituali che ancora legano una parte dell’Umanità.