Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno"

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ARTICOLI

Celebrato a Campo de’ Fiori il martirio di Giordano Bruno

Libero Pensiero 03/2006

Roma, 17 febbraio 2006 - Gli operatori dell’AMA stavano ultimando ancora i lavori di pulizia in piazza Campo dei Fiori (la mattina c’è mercato) e già sotto la statua del Nolano cominciavano ad affluire le prime persone per partecipare alla manifestazione che come ogni anno l’Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno organizza, col patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, per ricordare il martirio di Giordano Bruno avvenuto il 17 febbraio del 1600. Presenti un gruppetto di giornalisti, alcuni dei quali hanno intervistato la presidente della sezione romana, curatrice dell’evento. “Radio Radicale” e “Radio città futura” hanno trasmesso in diretta.

Alle 16.30, quando puntualmente è iniziata la deposizione delle corone di alloro del Comune di Roma, di quello Nola e della nostra Associazione, c’era una grande folla di  romani, ma anche di tanti venuti dalle diverse città italiane per rendere omaggio al filosofo divenuto simbolo internazionale della libertà di pensiero. Chi non ha potuto partecipare ha mandato i saluti. E’ il caso del filosofo Giulio Giorello, che impegnato a Monza in un convegno, ha tenuto a farci sapere che avrebbe dedicato pubblicamente la sua relazione: “religiosi per caso, atei per scelta”, al Nolano. Tra la folla abbiamo riconosciuto Giovanni Franzoni, Franco Grillini, militanti della Rosa Nel Pugno, rappresentanti del Grande Oriente d’Italia, della Associazione Mazziniana Italiana, di Italialaica, di Scuola e Costituzione, dello Uaar, di Liberauscita,  di Ekedea.

 “E’ significativo ed emblematico che ad oltre 400 anni dalla morte di Giordano Bruno, il 17 febbraio, di fronte alla sua statua, si veda ancora raccolta una vera e propria folla di persone unite nel ricordo e nel nome di questo grande personaggio. Quando una persona in nome della libertà di pensiero, delle proprie idee, del rifiuto dell’imposizione di verità assolute, affronta una fine terribile ed afferma di “preferire una morte atroce a un’ imbelle vita”, questa persona è degna di rispetto e fonte di insegnamento”. Questo l’esordio dell’on. Dino Gasparri, delegato del Sindaco di Roma. Prima di lui, il dott. Felice Napolitano, Sindaco di Nola, aveva sottolineato l’importanza della nostra manifestazione: “Siamo onorati di portare il nostro saluto a questa commemorazione

-ha detto- perchè tiene viva la memoria del nostro illustre e coraggioso concittadino, che proprio a Campo dei Fiori ha pagato con la vita il prezzo della sua libertà e coerenza”.

L’avvocato Bruno Segre, Presidente nazionale della nostra Associazione, ha  ricordato il martirio del filosofo: “I confortatori della Compagnia della morte”, che durante la notte, nel carcere di Tor di Nona avevano tormentato il condannato per indurlo al pentimento, indossavano un sacco nero ed impugnavano torce accese. Era uno spettacolo impressionante! Sulla carretta il condannato al supplizio appariva macilento, con la bocca serrata da una morsa di legno (la mordacchia) per impedirgli di parlare alla folla. Durante il tragitto, di tanto in tanto, uno dei confortatori avvicinava al viso del condannato un’immagine del crocifisso per un bacio purificatore o un gesto di contrizione e pentimento. Ma il condannato storceva il viso rifiutando di baciarlo...

La lugubre processione si arrestò qui, in Campo de’ Fiori, davanti ad un ammasso di legna. Venne denudato e poi issato sulla sommità della catasta. Fu acceso il rogo. Prima che le fiamme soffocassero la vittima, fu sporto con un lungo bastone un crocifisso, ma anziché baciarlo, Bruno girò il volto dall’altra parte.  Così morì Giordano Bruno dopo 12 anni di prigione, Il papa  Clemente VIII, i cardinali Bellarmino (poi proclamato santo), Beccaria, Deza, Santoro e gli altri ecclesiastici avevano vinto. Ma come se fossero colpiti da una maledizione, parecchi dei giudici che avevano inquisito e condannato Bruno morirono uno dopo l’altro entro breve volgere di tempo. Il 2 aprile 1600 morì il cardinale Madruzzi, primo firmatario della sentenza contro il filosofo. Il 3 agosto morì a Napoli il cardinale Beccaria, il 20 agosto morì il cardinale Deza, il 1 gennaio 1601 morì il cardinale Tragagliolo, nel 1602 fu la volta del cardinale Santoro e nel 1604 quella del cardinale Sasso. Tutti questi principi della Chiesa non immaginarono che il rogo acceso a Campo de’ Fiori aveva rischiarato una nuova alba, quella del pensiero moderno, un’era nuova di libertà e di progresso. Il ricordo di Giordano Bruno, una delle menti più lucide e ispirate della sua epoca, durerà nei secoli attraverso i suoi numerosi scritti, le sue intuizioni scientifiche di infiniti mondi, il suo amore per la Natura creatrice, la sua razionale ribellione alla Chiesa cattolica, le sue polemiche filosofiche, la sua predilezione per l’arte della memoria, la sua espansione ideale nell’infinito e nell’universale. Per Giordano Bruno si può ripetere l’auspicio che a se stesso rivolgeva il poeta Orazio: “Non omnis moriar” (non morirò interamente). Oggi come ieri, come domani –ha concluso l’avvocato Bruno Segre- la memoria del filosofo sfida l’oscurantismo e la superstizione religiosa, il potere della Chiesa sulla vita pubblica, la pretesa clericale di imporre la propria morale ai cittadini, i privilegi economici e le speculazioni politiche. Verrà anche per la nostra società il giorno della Liberazione delle coscienze”.

Maria Mantello, ha sottolineato la portata rivoluzionaria del pensiero di Giordano Bruno, che sull’eliocentrismo ha saputo costruire tutti gli  sviluppi della sua filosofia. I presenti hanno seguito con grande interesse le serrate spiegazioni della professoressa, che ha parlato dell’infinito di Bruno nell’eterno divenire della materia, della sua polemica anticlericale ed anticristiana, delle grandi prospettive aperte dalla sua filosofia in ambito scientifico ed etico. “Giordano Bruno –ha aggiunto la presidente della sezione romana- è un pensatore molto scomodo perchè desacralizza tutto e tutti . E lo fa con piena consapevolezza del suo ruolo storico smascherando il potere. E con esso l’ignoranza e la pavidità dei suoi opportunisti servitori. I “pedanti”, come il filosofo li chiamava. Alla loro ignavia intellettuale e morale Bruno contrappone il coraggio di pensare. Il coraggio di rimettere in discussione, se necessario, le conclusioni a cui si è approdati. Il coraggio della coerenza tra pensiero ed azione. Tutte cose imperdonabili -ancora oggi- per chi vorrebbe continuare ad imporre dogmi in nome di immaginifiche verità eterne e rivelate. La filosofia di Bruno, allora, chiama ognuno di noi a liberarsi dalle imposizioni fideistiche, a percorrere la strada della razionalità e dell’autodeterminazione. Perchè solo allora si può esercitare consapevolmente e responsabilmente la individuale e civile dimensione etica, migliorando noi stessi e la società. E’ il grande messaggio della Riforma bruniana. L’approdo della sua stessa filosofia. Dopo aver prospettato il divenire infinito della materia madre, il Nolano restituisce infatti l’individuo alla Natura e a se stesso, liberandolo dalla soggezione ad un tirannico cielo superiore che lo vorrebbe eterno minore: “nello stato asinino” per usare l’espressione di Bruno.  La filosofia del Nolano è allora un monito ancora oggi. Per fronteggiare e rigettare ogni rigurgito teocratico di quanti vorrebbero ergere il catechismo a legge dello Stato, così come la sharia è imposta in tanti paesi islamici...

Pertanto, ai rappresentanti dei partiti politici, delle istituzioni, noi qui, nel nome di Giordano Bruno, perchè la laicità sia veramente garanzia di libertà, vogliamo dire che, come Bruno, siamo “fastiditi” dalle genuflessioni al Vaticano, dai finanziamenti alle strutture cattoliche a qualsiasi titolo avvengano. Questo paese non ha bisogno di Concordati. La chiesa cattolica (ma qualsiasi altra chiesa) deve essere finanziata dai propri fedeli e non dai soldi della collettività, che invece devono essere utilizzati per le politiche occupazionali, per la ricerca scientifica, per la scuola statale, l’unica in grado di garantire la libertà d’insegnamento e apprendimento”. “Ed è intollerabile -ha concluso Maria Mantello- che pur di mantenere l’astorico insegnamento della religione cattolica nelle scuole, si plauda magari ad inserire l’ora di islamismo. Lo Stato che si preoccupa d’insegnare una religione o più religioni, e per questo paga insegnanti selezionati e designati dalla Curia, è uno stato confessionale. La religione è un fatto privato. L’insegnamento religioso è compito delle comunità religiose, nel rispetto prioritario, ovviamente, delle libertà individuali. Perchè prima dell’appartenenza al gruppo identitario si ha il diritto di appartenere a se stessi. Perchè ciascun individuo non è aprioristicamente  programmato. Tanto meno in nome di mitici miracoli creazionisti. Un Paese laico e democratico ha il dovere di educare alla libertà di pensiero. Dei fenomeni religiosi a scuola si parla già in Storia, Filosofia, Arte, Letteratura. E lo si fa dal punto di vista storico, antropologico, sociologico. Quindi anche l’inserimento di una “storia delle religioni” ci sembra inopportuno. Anche perchè ci sarebbe il rischio (non troppo remoto) che venga affidata agli insegnanti di religione cattolica. Docenti organici al Vaticano e ormai a tutti gli effetti statalizzati”.

Federico Coen, bruniano da sempre e direttore della prestigiosa rivista europea Lettera Internazionale, ha sottolineato corrispondenze ed analogie storiche del potere ecclesiastico: ieri usava i roghi, oggi i concordati!   “Come è noto – ha detto - il sacrificio di Giordano Bruno, la cui memoria teniamo viva qui a piazza di Campo de’ Fiori, dove il rogo arse, non è certo un episodio isolato. Rientra nella storia millenaria di repressioni di cui la Chiesa cattolica si è servita per tutelare il proprio potere e il proprio primato religioso in Europa e altrove”. Federico Coen ha ricordato la caccia alle streghe (nove milioni di donne inquisite), i rogi degli eretici e degli apostati, l’implacabile persecuzione contro gli ebrei. Si è soffermato poi sulle “guerre di religione”, citando l’episodio più emblematico dell’accanimento contro i protestanti: la notte di San Bartolomeo del 1572. “La pratica della scomunica degli eretici –ha detto ancora Federico Coen- colpì non solo Giordano Bruno ma tanti altri scienziati da Galileo a Campanella, per tutto il Seicento e il Settecento, almeno fino alla Rivoluzione francese. Quando poi gli Stati acquistano in Europa la consapevolezza della loro relativa autonomia e non accettano più passivamente di sottostare agli ordini della Chiesa, ha inizio l’epoca dei Concordati”. E Federico Coen si sofferma sul caso italiano, contestando con forza quanti vorrebbero una globalizzazione cristiana, proprio per mantenere il Concordato: “La polemica intrapresa da papa Wojtyla e ripresa dal suo successore circa le presunte radici cristiane dell’Italia, e sostenuta anche da alcuni politici di mestiere noti per il loro opportunismo, è priva di ogni fondamento. L’Italia come nazione ha origini squisitamente laiche, nelle persone di tutti i protagonisti della gloriosa età del Risorgimento, dalla Carboneria alla Massoneria, da Mazzini a Garibaldi. Senza dei quali non bastavano certo le ambizioni dinastiche dei Savoia a fondare l’Italia unita.  Questa nobile tradizione laica fu travolta dal fascismo, che ottenne l’appoggio della Chiesa alle sue imprese liberticide e coloniali, prima con il crocifisso nelle scuole e poi con il Trattato e il Concordato del 1929, dove si affermava che l’Italia considera fondamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della religione cristiana secondo la tradizione cattolica. Ancora gli opportunismi di molti politici, a cominciare da Togliatti che concordò con De Gasperi, all’Assemblea Costituente del 1946, in contrasto con i socialisti e il Partito d’Azione, il salvataggio del Concordato mussoliniano. Un opportunismo che si ripropone ad opera del socialismo craxiano negli anni Ottanta, con un nuovo Concordato, ancora più retrivo di quello fascista almeno per due aspetti: l’elargizione dell’8 per mille a vantaggio di fatto quasi esclusivo della Chiesa cattolica, e l’ordinamento della scuola, con la estensione dell’insegnamento religioso a tutte le scuole statali e con il potere assoluto dell’autorità ecclesiastica nella nomina e nell’esonero dei docenti”. Secondo Coen l’opportunismo dei politicanti nella gara di omaggi al Vaticano si è visto in tutta la sua drammaticità in occasione del cosiddetto “giubileo dei politici” dell’anno 2000 e continua irrefrenabile ai nostri giorni: “Wojtyla giunse ad affermare che il legislatore deve obbedire ai dettami del papa, contribuendo all’approvazione di leggi conformi al disegno divino. Senza suscitare la reazione di nessuno dei tanti politici presenti, di destra e di sinistra. Un opportunismo che ai nostri giorni si ripropone con il partito della Margherita diretto da Rutelli che in età matura si scopre cattolico osservante. Un opportunismo che si manifesta anche in questa vigilia elettorale con l’ostracismo che si tenta di dare, nello schieramento di centro-sinistra, alle proposte laiche di Boselli e della Bonino”. Ma le speranze non sono perse, infatti, ha concluso il direttore di Lettera Internazionale: “la coscienza laica degli italiani e degli stessi romani si è manifestata nel febbraio di quest’anno con il grande corteo dei diecimila che si è tenuto sabato scorso al centro della capitale all’insegna “Giù le mani del Vaticano dall’Italia”, a cui la nostra Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno ha dato la propria adesione e partecipazione. Dunque forse qualche cosa sta cambiando anche da noi”.

In piazza era presente il giudice Luigi Tosti, che come noto sta sostenendo una significativa lotta per la rimozione del crocifisso dai luoghi pubblici. Non potevamo non invitarlo a prendere la parola: “Qui a  Campo dei Fiori, di fronte al monumento di Giordano Bruno –ha detto Luigi Tosti- mi sembra ancora irreale che appena 400 anni fa un uomo fosse stato fatto ardere vivo, in mezzo al tripudio popolare, solo perché aveva osato rivendicare, con caparbietà, il diritto di far uso del suo cervello e quello di esprimere senza costrizioni la propria filosofia. Ma mi sembra ancor più avvilente e grottesco che, a distanza di 400 anni, si sia costretti ancora, proprio “nel nome di Giordano Bruno” a lamentare che la "laicità" dell'attuale Stato italiano sia ancora vilipesa e bistrattata dagli eredi materiali e spirituali di quegli assassini che appiccarono quell'infame rogo. Qui, di fronte al Martire del Libero Pensiero - ha ironizzato il coraggioso giudice- provo però anche un sentimento di sollievo:  a Giordano Bruno riservarono una morte tremenda; a me, che chiedevo di togliere la presenza del simbolo partigiano del crocifisso dalle aule giudiziarie, la Repubblica  ha inflitto una condanna a sette mesi di reclusione ed una rimozione (per adesso temporanea) dalla magistratura”. Luigi Tosti ha quindi polemizzato con la recentissima sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito, grottescamente, la legittimità del crocefisso nelle aule scolastiche perché confermativo del principio di laicità dello Stato italiano. E mordacemente ha concluso: “E’ come se i due vigili urbani che hanno deposto la Corona del Comune di Roma sotto la statua di Bruno, si fossero presentati alla cerimonia con vistosi crocifissi appesi sopra la divisa: chi avrebbe potuto affermare -se non con la mala fede del Consiglio di Stato- che quelle divise addobbate con crocifissi potessero esprimere il valore "laico" delle istituzioni?”.

Il presidente nazionale, avv. Bruno Segre, ha ringraziato il giudice Tosti per essere intervenuto riconfermandogli la solidarietà di tutta la nostra Associazione.

Terminati gli interventi dei relatori, presentati da Barbara Lattanzi, è iniziata la seconda parte della manifestazione: “parole...suoni...movimento”, sapientemente condotta da Criz ed Elisabeth Manai.

Un successo la toccante interpretazione di testi di Giordano Bruno (da “Il Candelaio” alla “Cena delle Ceneri”; dal ”De l'infinito universo et mondi” al ”De causa principio et uno”; dallo ”Spaccio della Bestia trionfante” alla ”Cabala del cavallo pegaseo”; dall’ “Oratio consolatoria” al “De Monade”) delle giovani bruniane Alessandra De Angelis, Fabiola Perna, Camilla Scrugli, Carlotta Spizzichino, Arianna Zapelloni Pavia.

Attesissima la poesia composta per l’occasione e recitata da Mara de Mercurio: “Un tempo udivamo/ le sirene./ Uscivano chete dal mare/ vibravano code scintillanti./ Chiudevamo gli occhi/ per sentirle cantare. Un tempo le sirene/ venivano da un sogno/ Compagne di illusione/ chiedevano l’infinito/ E noi con loro./ Così andavamo spediti/ dal mare alla luna/ dal sogno alla realtà./ Un tempo la chiamavamo/ Libertà./ oggi è ancora lontana/ tra nuvole e ambigui sorrisi./ Indietro non si torna./ Qui e sempre/ la voce è Libertà”. 

Applauditissima la performance della bravissima Maria Teresa Lubrano, che con le sue figurazioni di danza, sulle note di “There you’ll be” (lì tu ci sarai), ha espresso l’anelito a rompere costrizioni e vincoli dogmatici. Una speranza ed un anelito. Ovunque e sempre.

Apprezzatissimi gli interventi musicali del trio di musica medievale di Augusto Mastrantoni, Maria Grazia Acreman, Anna Zilli che hanno fatto rivivere il clima della ribellione goliardica; nonché le ballate (lamento in morte di giordano bruno, viva la libertà, canto popolare slavo, si fosse foco) del valente cantautore e musicoterapeuta Rolando Proietti Mancini.

Sono seguiti quindi i recitativi di noti professionisti dello spettacolo, da sempre impegnati nella battaglie libertarie per la difesa e l’affermazione della laicità e dei diritti civili: il Centro   Studi   Enrico  Maria  Salerno, l’Associazione Culturale 321, gli attori Roberto Iannone, Pietro Biondi e Roberto Galvano. Grande protagonista è stato ancora Giordano Bruno. Rievocato con passi delle sue opere, ma anche attraverso “contaminazioni” di autori classici e contemporanei, nonché mediante proposizioni di parti del suo processo.

Lo scrittore, Adriano Petta, commosso, al termine della manifestazione, ci ha detto: “quando scrivevo “Roghi fatui”, sognavo che proprio qui a Campo dei Fiori  venissero recitati ritagli di questo mio lavoro dedicato a Giordano Bruno. Ora sono felice. Il mio sogno si è realizzato”.

Erano ormai le 20.00, quando Maria Mantello, insieme a Barbara Lattanzi, a Criz ed ad Elisabeth Manai, ha salutato e ringraziato tutti i presenti, ricordando brunianamente che è necessario “resistere per esistere”.

 

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